Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
John May è un preciso e meticoloso impiegato del municipio che svolge una attività particolare: quando una persona muore sola, deve cercare di trovare qualcuno - anche solo amico - che si ricordi del suo funerale. L'ultimo caso che gli verrà assegnato, prima di un inaspettato licenziamento, sarà quello di un alcolizzato litigioso a cui dedicherà tutto il suo impegno.
I morti sono morti, i vivi sono vivi. Così fa cinicamente capire il capo di John May al suo impiegato. Ma la vita divide le persone, le separa, sbriciola rapporti e legami; le condanna spesso ad una solitudine che assomiglia alla morte, prima ancora che esse muoiono davvero. La lotta che compie May è proprio questa: cercare di ricucire i legami, quando sono ormai sul punto di sprofondare per sempre nel silenzio. Dimostrare insomma che la vita c'è stata, prima del nulla; che di vivere ne è valsa la pena. Imprimere, nel momento dell'addio, il sigillo dell'ultimo ricordo. Ma perché John ama così tanto il suo lavoro, perché ci mette tanta passione, se poi non riesce mai a portare nessuno ai funerali, e lui rimane l'ultimo spettatore di queste esistenze estinte e sprecate? Molto semplice. Perché anche lui è un persona senza volto, senza un passato e senza un futuro, che scenderà nel nulla accompagnato solo dallo sguardo del prete; senza che nessuno lo rimpianga, senza che nessuno si ricordi di lui. May lotta per salvare gli altri perché non può salvare se stesso. Il film di Umberto Pasolini non lancia speranze didascaliche, ha il coraggio di essere vero fino alla fine. Pieno di malinconia così, è un film bellissimo.
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