Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
Uberto Pasolini Dall'Onda ha senza dubbio un cognome che ‘pesa’. Ma nulla ha a che fare, a livello di casato, col grande Pier Paolo. Ciò non toglie che la sua ultima fatica, Still Life, sia un film di spessore. Uno di quelli che nel Regno Unito di frequente sono in grado di realizzare. In apparenza - e forse effettivamente - lenta, la narrazione in immagini procede in breve con una costanza coriacea. Che se lo spettatore è in grado di attendere e percepire, magari dopo qualche minuto di perplessità impara ad apprezzare. Fino a calarsi con compassione nella particolare vita di quest’uomo comune. Di una solitudine infinita ma con un lavoro che interpreta come vera missione. Con amore, addirittura. Luce grigiastra su paesaggi desolati dell'Inghilterra sudorientale. E di una Londra non certo sfavillante. Il personaggio principale si muove con una flemma senza tentennamenti. Determinato. Come detto, con assoluto sentimento calato nel ruolo di portatore di ‘giustizia’. Nei confronti di chi, per i più svariati motivi, muore senza che nessuno gli sia accanto. Coinvolto in modo irreprensibile nella parte, è Eddie Marsan (nel cast dell’ultimo film - God’s Pocket - con lo scomparso Philip Seymour Hoffman). Puntuale caratterista del cinema anglosassone e statunitense. Sino a questa occasione da protagonista. La pellicola ha un finale riconciliante pur restando entro la cornice di una viscosa tristezza. Azzeccata la colonna sonora di Rachel Portman (Mona Lisa Smile).
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