Espandi menu
cerca
Still Life

Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film

Recensioni

L'autore

omero sala

omero sala

Iscritto dal 7 dicembre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 5
  • Post -
  • Recensioni 196
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Still Life

di omero sala
8 stelle

Il diligente impiegato John May (Eddie Marsan), patologicamente abitudinario e maniacalmente meticoloso nel suo lavoro, svolge per il comune di Londra l’incarico di identificare i cadaveri di sconosciuti morti in solitudine, rintracciarne i parenti e organizzare le esequie.

Nell’espletare questa penosa incombenza, resa complessa dal fatto che i suoi defunti “clienti” sono invisibili vagabondi senza casa e famiglia, John May aggiunge di suo qualcosa che esula dalle sue mansioni: tenta puntigliosamente di restituire al morto la dignità che gli spetta, le premure che non ha avuto, l’affetto negato, la pietà. 

Nessuno gli chiede questo: i suoi “clienti” non possono esprimergli soddisfazione e i suoi “capi” non apprezzano il suo zelo; ma John ha fatto di questa misericordia lo scopo della sua vita.  Sa che “sol chi non lascia eredità d’affetti, poca gioia ha dell’urna” (Ugo Foscolo, Dei sepolcri, v. 41-42). E allora circonda i poveri cadaveri non eccellenti di piccole attenzioni che pensa possano confortarne l’anima: mette in scena il compianto come se il cadavere avesse bisogno – solo lui ci crede – di conforto; cura l’allestimento delle onoranze funebri con attenzione ai dettagli, come se l’assente percepisse il calore dell’affetto e della vicinanza o ascoltasse le parole di consolazione, appagato dall’essere accompagnato da musiche familiari, rasserenato nel ricevere rispetto per la propria esistenza e nel cogliere espressioni di rimpianto e stima.

 

Il povero travet, licenziato per tagli del personale, chiede di portare a termine l’ultima indagine che riguarda Billy Stoke, un vicino di casa, un poveraccio che ha la finestra che si specchia nella sua, uno sconosciuto che ha respirato la sua aria e ha percorso le sue strade.

Manifestando commiserazione per questo suo vicino, simile a lui nella solitudine, John pensa forse di concedere a se stesso la compassione di cui ha bisogno, sentendosi infelice come i vagabondi di cui si cura, e come loro – in un certo senso – uno “scomparso”.

Nel rimettere insieme il puzzle dell’esistenza del vagabondo ubriacone, John inizia forse a ricucire insieme i brandelli della sua esistenza (come dimostra la passeggiata sulla spiaggia con l’infantile lancio del sasso nell’acqua e l’ancor più puerile ed eversiva pisciata sul parafango dell’auto del suo capo).

Nell’esprimere empatia verso le persone che incontra s’illude di vedersi restituito un calore dimenticato (che infatti riaffiora nel timidissimo gioco di avvicinamento fra lui e la figlia ritrovata di Billy).

  

Ancora una volta il discorso intorno alla morte diventa occasione per fare i conti con la vita; e la storia irrilevante di un uomo ordinario offre spunti di riflessione sulla nostra fragile esistenza individuale e sulla cinica società che ci siamo creati, una società febbrile, che non rispetta i morti – considerati un ingombro – così come non sa rispettare i vivi, dei quali si libera quando appaiono improduttivi.

 

Pasolini mantiene un profilo basso, scarno, dimesso come il passo, lo sguardo, l’aspetto e il carattere del protagonista. Il suo film, appunto come il protagonista, è umanissimo, pietoso, educato, dolente, dolce.

Impagabile, nel funerale deserto di uno di questi “nessuno”, il piccolo elogio funebre costruito sulla base delle frammentarie informazioni sul defunto ricavate da minimi indizi (una lettera, un oggetto, una tessera, i segni della presenza di un animale,…).

Struggente la scena di John che sfoglia l’album di famiglia con le foto dei suoi “casi”.

Dolcissimo e amarissimo – come tutto il film – il sorriso di John sull’asfalto, sul quale il film avrebbe potuto concludersi: il finale “zavattiniano” appare infatti fin troppo consolatorio nel tentativo di restituire senso all’insensatezza della missione di John May.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati