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Proibito rubare

Regia di Luigi Comencini vedi scheda film

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La recensione su Proibito rubare

di mm40
4 stelle

Napoli, secondo dopoguerra. Un prete mette in piedi una struttura per bambini abbandonati, ma mancano i fondi. Improvvisamente arrivano cospicue donazioni; quando si scopre che in realtà si tratta di soldi che ingenuamente i bambini hanno ricavato vendendo merce rubata, però, il prete passa un brutto quarto d'ora.

 

Adolfo Celi aveva già recitato sul grande schermo per Zampa (Un americano in vacanza, 1946) e Francisci (Natale al campo 119, 1947), ma qui si ritrova ad avere per la prima volta un ruolo da protagonista assoluto; anche per Luigi Comencini è un esordio: quello nel lungometraggio. Considerando le future carriere dei due, Proibito rubare è sicuramente considerabile un'operina minore, ma che allo stesso tempo non sfigura affatto e riesce anzi ad avvincere lo spettatore proponendosi con toni garbati da commedia su un impianto drammatico prettamente neorealista. Tina Pica è l'unica attrice degna di nota nel resto del cast artistico, a confermare appunto l'approccio neorealista, verista, che impone l'uso di attori presi dalla strada; a leggere i nomi del cast tecnico, invece, si intuisce subito perchè la confezione funzioni bene: Aldo Tonti cura la fotografia, Pietro Gherardi si occupa di scene e costumi, mentre la colonna sonora è affidata a Nino Rota. Suso Cecchi d'Amico, Armando Curcio, Aldo Buzzi e il regista scrivono la sceneggiatura: buoni sentimenti e lieto fine assicurati, ma nulla di più di un modesto pezzetto di artigianato. 4,5/10.

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