Regia di Dario Argento vedi scheda film
Uno dei migliori film di genere horror italiani degli anni'70: grande padronanza nell'utilizzo e nel posizionamento della macchina da presa, notevole intelligenza nelle scelte luministiche e cromatiche, suspense genuina e scene di omicidi violenti che fanno davvero paura, con la musica dei Goblin divenuta un refrain ormai immortale. La trama "gialla" è sviluppata con perizia e lascia perfino spazio a un intreccio sentimentale fra i due protagonisti, che non guasta; buone le prove di David Hemmings, ripescato da Blow-up, e della musa del regista Daria Nicolodi, mentre fra i caratteristi si rivede con piacere Clara Calamai, la grande interprete di Ossessione di Visconti, che per molti anni era sparita dagli schermi italiani. Col senno di poi può essere considerato un piccolo capolavoro del cinema di genere italiano e anche internazionale, perché ha rinnovato profondamente i codici linguistici del giallo/thriller che stava per diventare horror soprannaturale, influenzando tutta una generazione di cineasti successivi; la messa in scena si sviluppa su idee visive molto forti, che all'epoca non erano ancora usurate, e pazienza per qualche momento un po' più ingenuo e per alcuni dialoghi francamente non memorabili, che evidentemente fanno parte del disegno registico complessivo; Argento ha il polso fermo e un controllo della materia narrativa e dell'aspetto figurativo quasi sempre apprezzabili.
Voto 8/10
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