Regia di Michelangelo Severgnini vedi scheda film
L'uomo con il megafono è Vittorio Passeggio, che di continuo arringa gli abitanti del megacomplesso residenziale napoletano chiamato Le vele per sensibilizzare il quartiere - Scampia, fra i più difficili della città - nei confronti di camorra e malapolitica.
Vittorio Passeggio è un moderno Masaniello e questo lo sostiene - non lo suggerisce: lo spiega proprio, senza tanti giri di parole - la didascalia in apertura; eroe del popolo e per il popolo, fautore di una presa di coscienza rivoluzionaria già di per sè, dopo della quale la rivoluzione nei fatti non potrà che seguire. Un uomo e il suo megafono, che si aggirano per un quartiere fra i più pericolosi della zona, cioè Scampia, con una sola missione: smuovere le coscienze in vista di un'elezione comunale che potrebbe risultare clamorosa. Fra i candidati c'è infatti l'ex magistrato Luigi De Magistris, che a maggio del 2011 verrà effettivamente nominato sindaco di Napoli, e tutte le speranze e le buone parole di Passeggio potranno avere finalmente un appoggio concreto. La didascalia in chiusura, anche questa volta senza particolari approfondimenti, esprime un'evidente insoddisfazione per i primi mesi di operato di De Magistris quale primo cittadino partenopeo. L'uomo con il megafono (citazione presumibilmente volontaria di un brano di Daniele Silvestri, correttamente intitolato L'uomo col megafono) risulta nel complesso un'opera dal valore civile molto maggiore rispetto a quello cinematografico in senso stretto; il documentario è piuttosto dispersivo e rarefatto in termini di contenuti e di narrazione, penalizzato innanzitutto dalla strenua volontà di non doppiare alcun parlato, con la logica conseguenza che nessuno spettatore fuori dall'area campana può comprendere più di una parola su dieci. Mezzo voto in più per le buone intenzioni. 3,5/10.
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