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La Bella e la Bestia

Regia di Christophe Gans vedi scheda film

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La recensione su La Bella e la Bestia

di supadany
5 stelle

Ennesima rivisitazione di una storia che cinematograficamente ha già dato ottimi frutti, in questo caso una produzione francese di tutto rispetto prova a rinverdirne i fasti, peccato che le possibilità a disposizione non si esprimano con uniforme successo in tutti i sensi coinvolti.

Infatti, se la vista è solleticata in lungo e in largo da uno sfarzo da fare invidia a principi e principesse, vi sono macro difficoltà nell’evidenziare in tutta la loro forza, sentimentale e drammatica che sia, le importanti trasformazioni implicite alla trama.

Quando suo padre (Andrè Dussolier) finisce soggiogato da un uomo con sembianze di bestia (Vincent Cassel), Bella (Lea Seydoux), che si sente in colpa, decide di sacrificarsi al suo posto accettando di prendere fissa dimora nel castello della creatura.

Dopo le prime difficoltà, fra i due s’instaura un primo rapporto di fiducia, ma l’avidità mette tutto in discussione ed squarcio isolato dal resto del mondo si ritrova sotto le mire di uomini senza scrupolo alcuno. 

 

Léa Seydoux

La Bella e la Bestia (2014): Léa Seydoux

 

Già con Il patto dei lupi (2001), Christophe Gans aveva dimostrato di poter gestire produzioni di una portata superiore alla media, almeno per il cinema europeo, ma come allora, denota lacune nella gestione della trama che in questo caso diventano incipienti.

Smussa gli angoli bui, ma anche quelli semplicemente più (teoricamente) intensi, una visione sentimentale superficiale, già per questo basta vedere l’approssimativa evoluzione dell’atteggiamento di Bella, per non parlare poi del suo legame con la Bestia i cui scatti in avanti arrivano sempre tutto d’un colpo.

Il riscatto prende invece il là con le scenografie e gli effetti speciali, due comparti ben allestiti, al più il rischio è di apparire a volte un po’ troppo patinati, ma gli scenari, ricchi peraltro di elementi, e i personaggi di fantasia (come le enormi statue che ad un certo punto prendono vita), sono effettivamente curati.

In questo contesto di favola romantica, ma più dirottata sul fantastico (più che altro viste le difficoltà ad esporre i sentimenti con autentica forza d’animo), Lea Seydoux torna innocente e fonte di (istantanea e facile) meraviglia per tutti, Vincent Cassel non ha poi tempo a sufficienza per mostrare il suo lato fascinoso (ed i suoi frangenti live sono spesso portati avanti rapidamente), Andrè Dussolier non fa mancare il suo apporto in fatto di esperienza e Eduardo Noriega poco aggiunge ad un personaggio negativo e monodimensionale.

Un’opera nella quale qualità e difetti appaiono marcati, un’espressione che non scava abbastanza in profondità per trovare le radici del sentimento più puro, e delle sue giustificazioni, ma che se non altro offre un distillato di soluzioni visive degno dei migliori palcoscenici fantasy.

Peccato che ci fosse molto altro da valorizzare nel medesimo modo. 

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