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A proposito di Davis

Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A proposito di Davis

di alan smithee
10 stelle

E' sufficiente calibrare la innata abilita' registica dei due piu' straordinari fratelli cinematografici registi viventi, valutando il miracolo che gli stessi riescono a concepire semplicememte filmando un gatto: un bel gattone rosso di nome Ulisse (ma questo lo sapremo solo alla fine) che si posiziona sul petto del nostro incerto protagonista Llewyn Davis mentre questi dorme sull'ennesimo altrui divano, come risultato dell'ennesima prova di carita' accordata da qualcuno ad un indigente dalle inesauribili speranze di successo. Llewyn apre gli occhi. Il gattone lo scruta entusiasta sbuffando come una ciminiera per le fusa affettuose. Poi il felino si stufa presto e scende dal giaciglio comodo e caldo, e sculettando sinuoso e a coda altissima che punta il cielo,  attraversa un lungo corridoio in mezzo al quale si perde lo sguardo un po' incerto e strabico del nostro musicista, che non sa dove si trova, non conosce quella casa,  ma sa che ha potuto godere ancora una volta della magnanimita' di qualche brava persona in grado di salvarlo dai rigidi inverni newyorkesi. Siamo nel 1961 al Greenwich Village, e Llewyn Davis e' un dotato cantante folk che tuttavia, rimasto solo dopo aver dato vita ad un duetto di successo con un coetaneo poi suicidatosi, non si da' per vinto quando non riesce a sfondare come solista e il suo nuovo disco, "Inside Llewyn Davis" appunto, giace invenduto nel magazzino del suo anziano e povero produttore. Il giovane inoltre non ha una casa e vive dell'ospitalita' altrui, e viene oltretutto a sapere di aver messo incautamente incinta la fidanzata di un suo caro amico. Per questo ed altri motivi decide che l'unica  soluzione che gli rimane e' intraprendere un lungo ed avventuroso viaggio tra i cieli plumbei americani alla volta di Chicago, per cercare di far breccia sul noto produttore Grossman, l'unico in grado di potergli conferire quella notorieta' e quello slancio che lo possano portare alla notorieta'. Con Inside Llewyn Davis i Coen, nuovamente e meritatamente premiati a  Cannes, tornano alla perfezione dei tempi di Fargo, senza peraltro aver mai sbagliato un film durante tutta la loro prolifica ed esemplare carriera. Questa loro toccante ed emozionante opera e' in fondo il diario di una ostinazione, dell'irriducibile inarrestabilita' di un sogno che, proprio perche' cosi' sentitamente avvertito, aiuta chi lo tiene dentro di se' ad affrontare ostacoli insormontabili, freddi implacabili e un presepe di loschi o biechi individui con cui e' costretto  a condividere il cammino. E anche e soprattutto il magnifico (o i magnifici) felini di cui sopra (vedendo il film capirete perche' e' piu' appropriato esprimersi al plurale), tra i pochi amici disinteressati dello sfortunato musicista. Inoltre il film e' pure una riflessione ironica e matura sulle scelte che possono, da un banale gesto casuale ( in questo caso sbardare o meno la porta ad un gatto in fuga) condizionarti in modo incontrovertibile il destino emla vita intera.Intrammezzato da splendide canzoni folk che scaldano il cuore (If I Had a wings su tutte ma pure un coinvolgente duetto tra Justin Timberlake e Carey Mulligan emoziona sino a procurare i brividi), il film si avvale di una straordinaria interpretazione di Oscar Isaac, finalmente degno di un ruolo da protagonista assoluto: dotato di bella e calda voce e sguardo dolente, l'attore arriva a commuovere quando al culmine del suo sfortunato ed epico viaggio verso la (vana) gloria, guidando una vettura sotto la tempesta, urta inavvertitamente una volpe. Fermatosi sul ciglio della strada, da lontano scorge il passo incerto dell'animale ferito che si rifugia nel bosco. Lo sguardo disperato di Llewyn Davis, un cantante che non riesce nemmeno a trovare il conforto di un apprezzamento paterno (quando va a trovare il padre all'ospizio e gli canta una canzone questi, muto ed inflessibile, reagisce andando improvvisamente di corpo e facendosela addosso) rispecchia la tenace resistenza dei vinti contro l'ineluttabilita' di un destino che non conosce rasserenamenti; l'ostinazione ad andare avanti che e' quella stessa della volpe ferita che torna nel bosco per cercare di riprendersi dallo shock dell'investimento. Un grandissimo film, costellato di partecipazioni di lusso che non si dimenticano (Goodman sempre letteralmente enorme, Garrett Hedlund marchetta orgogliosa, Murray Abrhams produttore che non fa sconti a nessuno e svela crudamente ma sinceramente a Llewyn la sua deficitaria presenza scenica, consigliandogli di aggregarsi ad un complesso), e tra le tante, una curiosita' singolare: il titolare del locale del Greenwich Village dove Llewyn cerca inutilmente di far breccia, si chiama Pappi Corsicato, tale quale al nostro bravo regista partenopeo.

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