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The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su The Wolf of Wall Street

di Utente rimosso (Cantagallo)
4 stelle

Ci devono essere anche parecchi soldi di Leonardo Di Caprio nella produzione di The Wolf of Wall Street, che evidentemente risente moltissimo della sua personalità. Il film è infatti interamente costruito a servizio dell’attore che blandisce e galvanizza gli spettatori in una serie di scene agganciate in cui il divertimento è in alcuni momenti anche di grana grossa. Ciò a cui si assiste di fatto sono le avventure di una simpatica canaglia, con la quale si finisce per empatizzare apertamente, sia perchè il punto di vista adottato è esclusivamente quello del broker sia perchè il minimo di biasimo sindacale per evitare l’apologia è in verità piuttosto bonario e dato per già acquisito.



In realtà, dal punto di vista della pellicola, poteva anche essere una buona idea quella di non porsi in una posizione di mera e in fondo scontata condanna, ma bisognava scegliere il registro giusto. Se si voleva adottare il punto di vista di Belfort il film non doveva a mio parere essere brillante bensì un film drammatico. Si poteva altrimenti alzare lo sguardo dal personaggio e cercare di capire perchè il sistema ha permesso certi comportamenti cannibali attraverso un’analisi più raffinata del fenomeno, che sicuramente trascende le istrioniche tecniche di vendita di Belfort, ci volevano una provocazione più sottile e un’elaborazione del tema di livello superiore (penso alla bella impostazione di "Margin Call" oppure, su un tema diverso ma non troppo, all’interessante risultato ottenuto da Jason Reitman con "Thank you for smoking" sulle tobacco companies che, pur senza farmi cambiare idea, mi aveva almeno indotto a considerare le cose da un altro punto di vista). In altre parole: o si rimane su un registro di narrazione più tradizionale ma senza ombre oppure si approfondisce asetticamente (ma seriamente) la questione nella sua complessità, ma il connubio tra narrazione convenzionale (e parecchio leggera) e incertezza di posizione mi ha lasciato in dubbio.



Ecco perchè The Wolf of Wall Street non è esente da una certa ambiguità e la scena in cui Belfort simula la sodomizzazione del cliente nè è esempio lampante: il pubblico è indotto a ridere dalla performance spaccona di Di Caprio mentre la voce del poveretto al telefono rimane seppellita dalle risate. Naturalmente ha senso che Belfort e i suoi accoliti ridano in quel momento, ma non mi piace che si imponga la risata anche agli spettatori perchè un conto è mostrare il punto di vista del protagonista, un altro conto è obbligare il pubblico ad assumerlo come proprio. E’ vero che a volte la differenza tra ridere e piangere è davvero poca, ma proprio per questo non va confusa o strumentalizzata.



Leonardo Di Caprio ha un grande talento, su questo non v'è dubbio. Se mi è però concessa una considerazione che esuli dall'ovvio, proprio perchè non ha più bisogno di dimostrare le sue capacità né di conquistarsi un posto nello starsystem e anche considerando il fatto che sta per compiere quarantanni, da questo momento in poi la sua crescita si misurerà in termini di maturità di scelta dei film e dei ruoli, più che in termini di prove di bravura. Di Caprio recita benissimo ma in pellicole e personaggi sempre ricompresi in certo perimetro, di fatto giocando sempre abbastanza sul sicuro e forse pensando troppo alle statuette. Sarebbe invece un vero piacere vederlo esprimersi anche in altre dimensioni, sarebbe il momento giusto.

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