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Cose nostre - Malavita

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Cose nostre - Malavita

di fixer
2 stelle

 

 

Questa non è e non vorrebbe essere una recensione, ma solo qualche riflessione su quanto mi ha suggerito la visione del film di Besson, appunto COSE NOSTRE -MALAVITA.

Robert De Niro, Tommy Lee Jones

Cose nostre - Malavita (2013): Robert De Niro, Tommy Lee Jones

Quante volte la critica si è scagliata su questo regista?  Tante, certo. Ma non è mia intenzione rispolverare ancora il "gap" o "spread" come volete voi, tra critica e pubblico. Tema impegnativo, che richiederebbe molto spazio.

Nel film in questione, però, mai come stavolta (forse) appare chiaro il connubio fra Besson e certo cinema americano. Mi riferisco, in particolar modo, a Quentin Tarantino. 

Personalmente, e lo dico subito, "ore rotundo", sia Besson sia Tarantino non mi fanno impazzire. Il "grottesco" (e come altro definire quel tipo di linguaggio cinematografico?) è genere che richiede una forte dose di autoironia per non scadere da un lato nell'horror (o splatter) o nella farsa dall'altro.

Nella letteratura e nell'arte spagnole, per esempio, il grottesco è elemento fondamentale che aiuta a capire l'"anima" di quel Paese. Penso al cosiddetto "esperpento", oppure a "las pinturas negras" di Goya, oppure ancora, in ambito cinematografico, ad Almodóvar, tra gli altri. La presenza di certa ironia aiuta a "digerire" il chiaro irrealismo del contesto. Ma chi ha detto che il realismo sia la misura accettabile per valutare un film? Il surrealismo, si sa, è un ovvio superamento del realismo imperante dell'Ottocento e rappresenta una conquista fondamentale per l'arte moderna. Buñuel, ne è un esempio, anche se spesso non nasconde di ispirarsi a certe tematiche di Galdos, eccellente scrittore realista.

Il grottesco presente nel film in esame è arricchito da una certa ironia, senza dubbio, anche se, secondo me, Besson si fa prendere la mano e finisce per fare uno spaghetti-noir.

Luc Besson

Lucy (2014): Luc Besson

Appartengo a una categoria di cinefili che, per tutta una serie di motivi, non ama Tarantino né gli spaghetti-western nè, tantomeno, Luc Besson. Non amo la contaminazione di facile effetto, dell’esagerazione fine a se stessa. Non amo la superficialità, il tritatutto che mescola generi, dialoghi, senza un’impostazione coerente, una base culturale che sorregga un tema qualsiasi  e lo innervi con un credibile asse ideologico, pur se elementare. Mescolare tutto significa confondere le idee, annacquare il contenuto e mortificarlo con la povertà delle idee cui si crede di ovviare con la grancassa dell’effettaccio gratuito.

Con queste premesse, direi che c’è un elemento da tenere presente in questo film e cioè il richiamo che Besson fa del cinema americano; lo fa in due modi, con riferimenti diretti ed indiretti.

Quando un regista cita un regista o un film, magari solo rifacendone certe scene, significa che sta avvisando il pubblico riguardo ai suoi gusti. E’ come se dichiarasse di amare quei registi e quei film, come se appartenesse al loro modo di fare cinema. E’ come una dedica. E la dedica è rivolta a chi si ama o si stima.

Qui Besson cita due registi, Minnelli e Scorsese. Ma non si limita a citarli. Il film presenta infatti chiari spunti ascrivibili ai due registi americani.

Martin Scorsese

The Wolf of Wall Street (2013): Martin Scorsese

La figura di De Niro, ad esempio, richiama chiaramente quella di Jimmy Conway in QUEI BRAVI RAGAZZI (anche se lì il pentito non è lui ma Henry Hill (Ray Liotta); Tommy Lee Jones ricorda invece il personaggio di Travis Lehman in COLPEVOLE D'INNOCENZA, di Bruce Beresford. 

C'è molto Scorsese poi nel film. lo vedi nelle atmosfere tipiche sue, come il barbecue in giardino, la violenza esagerata, gli stereotipi tipici del genere Mafia-movie.

Piuttosto, ciò che intriga è il richiamo esplicito a Minnelli, nel suo splendido QUALCUNO VERRA'. 

A torto o a ragione, è uno dei suoi film più conosciuti. Per quel che mi riguarda, mi azzarderei a dire che si tratta di un capolavoro. Si tratta di un melodramma, genere a lui così caro. 

Ora che c’entra Scorsese con Minnelli? Sono entrambi di origine italiana, d’accordo, ma non è certo questa la chiave per capire il nesso.

Credo che non ci sia film più distante da Scorsese di QUALCUNO VERRA'. Ma forse è proprio qui il punto. Che mai potrebbe dire in pubblico De Niro di un film così? Certo, c'erano Sinatra e Dean Martin (facile l'accostamento alla mafia italo-americana). C'era il gangster che alla fine finisce per uccidere involontariamente Shirley MacLaine, ma l'impianto è melodrammatico, assolutamente e magnificamente.

Ora cosa c'è di più lontano da un film di gangster di un melodramma? Sì, certo, c'è Frank Capra con il suo ANGELI CON LA PISTOLA, ma non è questo il punto. Il punto è che Besson ama Minnelli, anche se non te l'aspettavi.

Besson ama Minnelli perchè ama anche il cinema classico americano e il cinema classico americano è, tra gli altri, Minnelli. Lo spunto melodrammatico di COSE NOSTRE-MALAVITA è evidente ad esempio nella scena in cui Belle Blake (Dianna Agron) è pronta a gettarsi nel vuoto quando dà l'addio al professorino, che dopo averla posseduta, non intende proseguire la relazione.

Il punto è che la chiave per capire il nesso fra Besson, Minnelli e Scorsese è il famoso tritatutto: è fin troppo ovvio che Besson adora il cinema americano, ma è altrettanto ovvio che citare Minnelli e Scorsese dovrebbe impegnare il regista ad un equilibrismo terribilmente arduo da raggiungere. Mescolare Scorsese e Minnelli è una sfida che fa tremare i polsi. Qualcosa come mettere insieme il fuoco e la benzina.

Il risultato è lo scoppio.

L’ambientazione di QUALCUNO VERRA’ è quanto di meglio il cinema americano ha prodotto riguardo alla ricerca sociologica sulla provincia americana degli anni ’50. (Anche se il film vorrebbe essere ambientato alla fine degli anni ’40, come avviene nel romanzo di James Jones da cui il film è tratto).

Qualcuno ha parlato di tipologie più che di veri personaggi, ma ben vengano queste tipologie in un film odierno!

Ora, che ambientazione ha prodotto Besson della cittadina normanna dove Blake (De Niro) si nasconde con la famiglia?

Parliamo di stereotipi? Ok, allora ecco lo stereotipo del francese che schifa gli hamburger, del municipio che non si cura di riparare l’impianto di depurazione, del facile anti-americanismo: ma il problema non sta qui, sta piuttosto nella risposta che De Niro dà a tutto questo. A colpi di spranga o con la dinamite.

Ora, capite che è difficile prendere sul serio un film così.

L’auto-ironia, si diceva all’inizio.

Prendiamo cioè questo film come una sgangherata sghignazzata sul cinema, senza affrontare per forza dei ragionamenti più o meno seri, senza tentare una qualsivoglia critica ragionata.

Prendiamo il tutto e ridiamoci sopra, proprio come quei bravi ragazzi, da Liotta a Joe Pesci a De Niro e Sorvino e mettiamola così.

 

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