Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Versione patinata e senz'anima di “Pulp Fiction”. Il film di Scott delude sotto tutti i punti di vista, con situazioni improbabili e dialoghi da laureandi in filosofia che messi in bocca ai gangsters di Ciudad Juarez risultano del tutto fuori luogo.
Quentin Tarantino partorì “Pulp Fiction” nel 1994. Da lì in poi la quantità di autori che hanno attinto più o meno apertamente all'opera tarantiniana è stata abnorme. E a vent'anni di distanza sembra che la eco non si è ancora assopita, se due nomi titolatissimi come Corman McCarthy e Ridley Scott possono decidere di mettere su un qualcosa che a tale opera attinge a piene mani. Ma il vero problema non è il trarre ispirazione da qualcosa di già esistente, in fondo è giusto, il processo creativo non deve avere regole. Il vero problema è che “The Counselor” mantiene plot pulp, verbosità ed estrema violenza, dimenticandosi però che la vera anima del sopracitato gioiello era la genialità di tali dialoghi, era il continuo flusso di sorprese di cui la trama pulp era infarcita, era -e questo è fondamentale- l'ironia di base che permeava l'intero film. “The Counselor” è invece un contenitore molto caro, griffatissimo, con tutta una serie di personaggi che sembrano stiano dissertando la propria tesi di laurea in filosofia di fronte a una commissione universitaria, anziché trovarsi nel mondo dei gangsters di Ciudad Juarez. E se il film in se mi ha deluso profondamente, la frase che compare alla fine dei titoli di testa, con la produzione (sempre di Scott...) che si vanagloria di aver dato lavoro a tot persone durante la lavorazione del film, come se ciò fosse filantropia, rappresenta l'insulto finale. Davvero fuorviante il commento entusiasta del critico di FilmTV, si vede che abbiamo visto due film diversi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta