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Nymphomaniac

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Nymphomaniac

di hupp2000
7 stelle

Un sobrio e attempato scapolo ospita in casa sua Joe, una donna che ha trovato a terra, sporca e pestata. La donna si chiama Joe e si autodefinisce ninfomane. Racconta all’uomo la sua vita, suddivisa in una serie di capitoli. Dopo la visione di questo lungo e tutt’altro che noioso film di Lars von Trier, sono sempre più dell’opinione che il regista danese non vada preso troppo sul serio nella sua reiterata volontà di apparire ad ogni costo provocatorio e trasgressivo. Per me, resta un autore visionario e senza dubbio originale, un artista del grottesco che per giunta sa sfruttare al meglio gli attori di cui dispone. In questo film, è assecondato da due interpreti intensi e perfettamente in parte. Charlotte Gainsbourg, qui alla sua terza collaborazione con l’autore, gli offre la sua interpretazione più matura fino a questo momento. Accetta un ruolo difficile e poco lusinghiero, si lascia imbruttire e appare con il volto tumefatto per buona parte del film. La sua storia è quella di una nevrosi che si manifesta sintomaticamente nella ninfomania, ma che avrebbe potuto assumere molte altre forme. Cinematograficamente, l’erotismo è materia facile da sfruttare e Lars von Trier non si fa mancare niente. Sa filmare i rapporti sessuali, sa dosare sapientemente il crescendo delle esperienze vissute dalla protagonista, qua e là esagera, ma mi è sembrato efficace nel catturare l’interesse e la curiosità dello spettatore. Se Charlotte Gainsbourg si presta all’operazione con dimessa autorevolezza, Stellan Skarsgard, suo interlocutore, antagonista, analista e vittima finale, funge da alter ego del regista. Molto “alter”, perché il pacato e asessuale signor Seligman è ben lontano dal suo creatore anche se come lui osserva dall’alto, capisce, interpreta e commenta. I capitoli in cui si suddivide l’autobiografia raccontata da Joe sono vere e proprie sedute psicoanalitiche. Lars von trier gioca allegramente quanto drammaticamente con temi molto seri, nientemeno che la ricerca della propria identità sessuale, la possibilità o l’impossibilità di provare sentimenti nei confronti dell’altro, sia questi un padre, un compagno, un uomo qualsiasi, o addirittura il proprio figlio... Si potrà anche dire che il livello di approfondimento di cotanta materia non va oltre la psicoanalisi da rotocalco, ma il confronto è serrato e l’intero film scorre spedito a dispetto della sua durata. Fa eccezione il capitolo dedicato al sadomasochismo, lungo, sgradevole ed eccessivo nel suo tasso di superflua violenza. 

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