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Nymphomaniac

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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MrMatthew93

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La recensione su Nymphomaniac

di MrMatthew93
10 stelle

Silenzio. Un vicolo apparentemente abbandonato…comincia silenziosamente a nevicare…lentamente viene mostrata una donna ricoperta di ferite e lividi…immobile…ancor più silenziosamente…

Finchè non parte, a volume altissimo e in maniera totalmente inaspettata, Führe Mich del gruppo metal tedesco Rammstein, stordendo e stupendo lo spettatore ormai immerso nell’atmosfera di quiete precedente.

Inizia così l’ultima fatica del cineasta danese Lars von Trier, il quale ha ancora intenzione di far parlare a lungo di sé. Un inizio turbolento, spiazzante, fuori norma; che ben introduce all’interno dell’atmosfera generale che si respirerà per tutte le 5 ore e mezza (!) di pellicola.

Così dopo il controverso e sconvolgente Antichrist e il poetico e opprimente Melancholia,von Trier porta a termine la sua personale trilogia della depressione che trova  inNymphomaniac un epilogo ideale, e si pone esattamente a metà strada, come sarà evidente soprattutto grazie alla Director’s Cut presentata nell’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia, fra i due stili delle due precedenti pellicole. E non solo: si ritroveranno tracce dell’intero corpus del regista; dall’esperienza segnata dal Dogma95 Idioti (dai più affezionati conosciuto semplicemente come Dogma #2) al nichilista Dogville, passando addirittura dalla sua esperienza televisiva (che, dalle ultime dichiarazioni rilasciate, pare stia per rinnovare) The Kingdom.

A causa della sua biblica durata il film è stato diviso in due volumi (suddivisi a loro volta in 8 capitoli, 5 per il primo volume, 3 per il secondo, così come spesso ci ha abituati Lars von Trier in altre sue opere). Allo stesso modo questa recensione sarà suddivisa in due tronconi: il primo tratterà del film in sé, il secondo andrà a trattare più nel dettaglio l’attesissima Director’s Cut, sperando di non risultare troppo tedioso al caro lettore che ha deciso coraggiosamente di addentrarsi nella lettura di questo testo.

 

IL FILM:

characters

Prima di tutto, considerando anche il capolavoro di campagna pubblicitaria che è stata costruita, è bene chiarire ancora una volta cosa Nymphomaniac assolutamente non è: un porno. Anzi, quasi paradossalmente, sarà presto ben chiaro come, nonostante la totale esplicità delle scene a carattere erotico di qualsiasi tipo, non ci sia nulla di più lontano dalla pornografia quanto questa pellicola.

Fatte la noiose, ma dovute, premesse è il momento di trattare invece riguardo cosa questo film è. Una pellicola complessa, stratificata, da analizzare e studiare a fondo, fotogramma per fotogramma, da vedere più volte per poterne cogliere nuove sfumature passate inosservate alla prima visione.

Come detto precedentemente il film è suddiviso in otto capitoli, legati fra loro dalla voce narrante di Joe (Charlotte Gainsbourg), ninfomane ritrovata svenuta dopo un presunto pestaggio dal borghese scapolo Seligman (Stellan Skarsgård), il quale la soccorrerà e la ospiterà nella propria dimora. Qui, appunto, Joe, spronata dal proprio soccorritore, parlerà della propria esistenza, interrotta spesso e volentieri dal proprio interlocutore, il quale si diletterà ad estasiare Joe (e lo spettatore) in digressioni colte e appassionate.

Sta proprio nel rapporto fra questi due personaggi il cuore pulsante della pellicola. Un rapporto dialettico continuo fra Eros (Joe) e Thanatos (Seligman), una sfida perenne, un tentativo di conciliazione continuo ma mai completo, un appassionante gioco di ruolo fra Spirito Apollineo e Spirito Dionisiaco di Nietzschiana memoria. Ma se da un lato questo può essere definito il vero fulcro del film, la parte in cui la voce di Lars von Trier si fa sentire maggiormente (la battuta: “Io sono antisionista, non antisemita” per bocca di Seligman è tutt’altro casuale, senza dimenticare che nella Director’s Cut è inserita pure una battuta su Hitler, giusto per chi fosse duro di comprendonio!), non bisogna dimenticare che nella struttura narrativa del film essa non è altro che la (fondamentale) cornice, tramite la quale ci addentriamo nella vita della nostra protagonista.

Eppure spesso e volentieri si ha la sensazione che questo film parli di tutto tranne che della ninfomania in quanto tale. Anzi, a dirla tutta, la divisione in due volumi, se compiuta per motivazioni commerciali come è abbastanza ovvio che sia (per quanto commerciale possa essere un film di Von Trier, nonostante tutto il battage pubblicitario), è stata fatta tutt’altro che arbitrariamente.

Di fatto i toni delle due parti sono molto diversi per certi versi.

Il Volume I è molto più ironico e sarcastico, humor nero e grottesco estremo (memorabile il Capitolo Mrs. H in cui giganteggia Uma Thurman), anche stilisticamente più sperimentale. Ogni capitolo avrà uno stile diverso, ognuno richiamerà un periodo cinematografico di Lars von Trier (anche il formato si rivelerà variabile, il già citato terzo capitolo per esempio è in 4:3 mentre il resto (stock-footage a parte) in 16:9). Si passa dal già citato humor nero e un sapiente uso del grottesco (sopratutto i capitoli 1 e 3, ma anche il secondo ha le sue punte [indimenticabile il Mea Vulva, Mea Maxima Vulva], al tragico (capitolo 4, enfatizzato da uno splendido bianco e nero), fino a vere punte di alta poesia cinematografica (su tutti il capitolo 5, assolutamente perfetto, con un palese rimando aSolaris di Tarkovskij da cogliere per tutti i cinefili [non dimentichiamo che già l’interoAntichrist fu dedicato al Maestro]).

Il Volume II si stabilizza sul piano dello stile (la regia, a scanso di equivoci, rimane assolutamente superba), e di contraccolpo i contenuti si fanno più duri, cattivi, l’humor si affievola (ma non sparisce, si assottiglia, in tutti i sensi) per fare spazio al tragico e al cinismo puro. E’ in questo secondo frangente che si ritrova la cruda mano di Von Trier che è apparsa nel Volume I agli occhi di alcuni un po’ ammosciata.

Cambiano anche i temi, o, meglio, trovano una loro naturale evoluzione. Li dove a fare da padrone nel I Volume è un vuoto, una solitudine interiore tormentata (dietro l’humor e le scene erotiche è il senso di vuoto a riempire lo schermo); nel II si aggiunge una continua insaziabilità sempre inappagata (una sorte digiunatore kafkiano invertito il cui risultato rimane il medesimo), e viene liberato un enorme urlo contro l’ipocrisia e il perbenismo borghese, contro la società ipocrita e incapace di comprendere il singolo (in questo inevitabile è stato lo spiazzante finale, che qui non sarà assolutamente rivelato). 

Ma non per questo i due volumi possono essere considerati due film a sé, anzi, tutt’altro, vanno visti preferibilmente uno di seguito all’altro, così sarà ben chiaro come le loro diversità non sono altro che frutto di una naturale evoluzione da godere in un sol boccone.

E in tutto questo che ruolo ha la Ninfomania? Le tanto chiacchierate scene di sesso? Un mezzo, un tramite: necessarie si, ma tutt’altro che il centro del tutto. Era perciò necessaria tanta esplicità o è solo una provocazione?

Necessaria secondo l’avviso dell’autore di questa analisi. Necessaria per comprendere a pieno tutti i messaggi veicolati sopra, tutti, nessuno escluso, per rendere l’urlo ancora più forte, tonante e udibile, e per di più in perfetta coerenza con uno dei messaggi cardine della pellicola.

Tantissime le scene memorabili: ogni capitolo ne contiene almeno una, nessuno escluso.

Se questo potrà essere considerato il Capolavoro definitivo di Lars von Trier solo il tempo potrà decretarlo, che il film sia entrato invece nella classifica dei film preferiti dell’autore dell’articolo invece è una certezza (ma qui entra in gioco la soggettività).

Ora come ora non resta che abbandonarsi all’Hey Joe cantata dalla sensualissima voce della stessa Charlotte Gainsbourg, che accompagna dolcemente i titoli di coda.

 

Director’s Cut

director's cut nympho

La domanda che tutti si ponevano era: cosa ci può mostrare ancora di nuovo un film che già nella propria versione Soft durava la bellezza di 4 ore? Si sente davvero il bisogno di un’ulteriore ora e mezza di scene di sesso esplicite?

No.

E questo lo sa anche Lars von Trier. Infatti la Director’s Cut contiene soprattutto molto altro.

Sia chiaro, il senso della pellicola anche nella versione depurata rimane invariato, è tutto già evidente li.

Ma la versione definitiva contiene una forza maggiore, una forza non dettata da primi piani vaginali (che non mancano comunque). Di fatto di scene completamente inedite sessualmente esplicite non ce ne sono, o sono comunque molto minime. I minuti in più riferiti a quell’aspetto sono solo degli ampliamenti (spesso di una semplice inquadratura, un primo piano allargato per esempio, o semplicemente un minutaggio maggiore).

Ad essere state eliminate invece sono le parti più difficili da digerire. Certo, c’è anche una bellissima scena con il padre di Joe che chiarisce meglio una delle immagini più belle e significative all’interno del finale della pellicola. Ma tutto il resto del materiale eliminato è formato sopratutto da blasfemie, dialoghi e argomenti particolarmente scottanti. A tal proposito è decisamente più succoso il II Volume (del I è stato eliminato abbastanza poco in realtà), in cui vi è tutta una sottotrama sulla vita di Joe (che qui non sarà assolutamente rivelata, nonostante sia stata disgraziatamente divulgata in altre sedi) che rende ancora più forte il senso del peccato e della colpa di cui spesso si fa carico la protagonista. Una sottotrama dura, cruda, cattiva, che si risolve in una scena ai limiti della sostenibilità (qualcuno non ha retto, pare che una signora sia svenuta e il sottoscritto ha visto un certo foltìo di gente abbandonare la sala).

Vale la pena o basta la Soft?

Vale assolutamente. Anzi, è opinione dell’autore del testo che presto la versione Softverrà rimossa, abbandonata, poiché non è una versione cinematografica, è solo tagliuzzata, con coraggio ma non troppo. Si capisce tutto, ma perde in forza; e vale assolutamente la pena subire tutta la potenza di un film di questa portata.

Poiché è questo il vero Nymph()maniac, che piaccia o no, prendere o lasciare.

Come Lars von Trier stesso, è un film che si ama o che si odia. Nessuna via di mezzo.

Il sottoscritto, nel caso in cui non fosse ancora chiaro, l’ha amato alla follia.

nymphomaniac


 
La recensione è presente anche nel mio blog personale :)  http://cinepatici.wordpress.com/2014/09/15/recensione-nymphomaniac-directors-cut/
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