Regia di Lars von Trier vedi scheda film
THE PASSION OF LARS VON TRIER
La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.(Flaiano)
Cosa pensereste se alla gioconda fossero tolti capelli? Gridereste allo scandalo! Ebbene è ciò che è successo alla nuova opera del cineasta più incompreso (e per questo più provocatore) attualmente in circolazione sulla scena europea, ma che dico europea, MONDIALE che con questo capolavoro si afferma come un vero e proprio autore dal quale ogni giovane regista non potrà prescindere se intenzionato ad indagare sugli aspetti più oscuri del nostro tempo. Dunque un vero e proprio sacrilegio ha subito il maestro Lars Von Trier che ha visto la sua tela ripulita degli schizzi (cinematografici, s’intende…) più osé, mentre ogni essere umano che vive nel cosiddetto mondo civile può in ogni ora del giorno prendere visione di ben altra sconciatezze.
Il suo film è solo apparentemente la storia di una malata di una patologia alquanto particolare: è invero la metafora di una società che corre a tutta velocità verso la propria autodistruzione. Cambiano solo strumenti o i mezzi con i quali raggiungerla. Nel caso di Joe, non è l’alcool o l’eroina, bensì il sesso. Essere penetrata in ogni orifizio è il suo disperato ma non salvifico obiettivo verso una redenzione che probabilmente non sarà di questa terra. Non è un caso infatti che tale opera, per volere del suo creatore, sia stata proiettata nelle sale del paese più cattolico al mondo durante il periodo pasquale. Ogni uomo che abusa di lei, è un Giuda, ed il corpo della donna i 30 denari. Sono dunque risultate incomprensibili le risate degli spettatori in sala durante la proiezione: come trovare ironici i dogmi di Seligman? Come ridere del dolore di Joe? Solo novelli plebei invocanti Barabba mentre Von Trier illustrava la sua personale passione come un novello Pasolini.
Carne, psiche, natura il tutto girato come una sinfonia di Bach che accompagna lo spettatore verso un non finale in attesa del secondo volume, l’ennesima tappa di un calvario al termine del quale forse l’amletico Von Trier (è pur sempre danese) donerà la risposta che tutta la platea invocava: Seligman riuscirà a scoparsi Joe?
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