Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Joe è una ninfomane che decide di raccontare la sua storia a Selingman, uno sconosciuto - appassionato di pesca, letteratura e musica - che la raccoglie da terra sanguinante e la accompagna a casa sua. Qui inizia appunto la narrazione degli episodi erotici della donna, che tratteggia la sua vita dominata da una frenetica ricerca del piacere.
Con questo film Lars Von Trier conferma, innanzitutto, la sua voglia di giocare con i vari generi cinematografici. Se Melancholia non era propriamente un film di fantascienza, se Antichrist non era propriamente un film horror, Nymphomaniac non è propriamente un film pornografico - questo perché le storie di Lars sfuggono dal genere in cui dovrebbero inserirsi per adattarsi allo sguardo personale dell'autore, che riesce sempre a riadattare l'ovvio all'inconsueto, senza mai cadere in cliché di sorta. Qui, infatti, l'erotismo non è che un pretesto per parlare d'altro, o perlomeno per parlare anche d'altro. Il sesso è un atto convulsivo per nascondere se stessi - un atto che non cancella morte, dolore; che non serve come antidoto al tutto. Sesso meno scontato, meno monotono dell'amore. Sesso come provocazione al mondo - sesso come esercizio di potere della donna sull'uomo. Per il resto la storia gira bene e coinvolge a sufficienza - anche se forse non tutto funziona alla perfezione - pensiamo (nel vol. I) alla scena un po' forzata con Uma Thurman che va a casa di Joe per dire addio al marito portandosi dietro i figli. Comunque sia, un altro importante tassello va ad aggiungersi al quadro che Trier va dipingendo, quadro del tempo in cui viviamo, con tutti i suoi richiami misteriosi e la sue incertezze senza fondo.
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