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Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles

Regia di Chantal Akerman vedi scheda film

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La recensione su Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 Jeanne Dielman è una giovane vedova che vive a Bruxelles in un bell'appartamento con il figlio Sylvain di sedici anni. Quando il figlio va a scuola, Jeanne si occupa dei servizi domestici, della cucina e delle commissioni, che svolge con estrema precisione. Fra l'altro, fa anche da baby-sitter ad un bambino piccolo che le porta la vicina di casa. Nel pomeriggio si prostituisce con dei clienti anonimi, guadagnando del denaro che le consente di condurre una vita agiata; la sera si occupa del figlio. Le giornate si succedono sempre uguali e monotone, finchè dei piccoli incidenti le provocano un'angoscia che sfocerà in un gesto tragico...

Opera seconda di Chantal Akerman girata a soli 25 anni, è un film sperimentale che porta alle estreme conseguenze il partito preso della "dédramatisation" (sdrammatizzazione) su cui si basa la scrittura registica. Infatti, su una durata di circa 3 ore e 20 minuti accadono pochi eventi che potrebbero andare a costituire una trama: assistiamo soprattutto al ménage giornaliero della protagonista, con azioni quotidiane riprese in tempo reale, senza le ellissi che solitamente intervengono per escludere questi fatti dalla rappresentazione cinematografica. La routine di Jeanne Dielman coi suoi gesti meccanici è ripresa in lunghi piani fissi che non prevedono movimenti di macchina, magnificamente illuminati dalla fotografa Babette Mangolte: questo procedimento stilistico mira allo svelamento di una pericolosa condizione di alienazione della donna, chiusa in un'esistenza immobile e senza prospettive a cui, comunque, non riesce a sottrarsi (in questo senso si tratta di un film femminista). Sorprendente l'affinità tematica con il "Dillinger è morto" di Marco Ferreri, uscito qualche anno prima, che si conclude in maniera abbastanza simile a questo film, anche se l'ottica con cui Ferreri narrava il suo apologo è abbastanza distante dal femminismo della Akerman. "Jeanne Dielman" non è mai stato distribuito in Italia, forse perchè ritenuto un film poco commerciale (è disponibile su Youtube con sottotitoli in inglese), ma col passare degli anni molti critici hanno gridato al capolavoro e diversi registi come Alain Tanner, Gus Van Sant o Todd Haynes l'hanno citato fra i loro preferiti. Si tratta di un'esperienza cinematografica assolutamente unica e peculiare che va ammirata per il rigore del suo linguaggio e l'originalità di una visione che riesce a sovvertire i canoni della normale rappresentazione filmica; sicuramente è un film che richiede un pubblico attento e preparato, poichè lo spettatore non avvezzo potrebbe facilmente annoiarsi a morte o non reggere la visione del film (la durata resta estremamente impegnativa anche per quelli, come me, a cui è piaciuto). Delphine Seyrig è una presenza affascinante ed enigmatica come in "L'anno scorso a Marienbad" di Resnais, è presente in ogni scena del film, ma non ha moltissime occasioni per recitare, almeno non nell'accezione comune del termine (ma il suo sguardo comunica comunque molte emozioni del vissuto di questa donna).

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