Regia di Gabriel Axel vedi scheda film
Tratto molto fedelmente da uno dei bellissimi racconti di Isak Dinesen (alias Karen Blixen) il film trasmette con profonda attenzione e forse con maggiore intensità, vista la più facile percezione che offre il mezzo cinematografico, l'idea filosofica di fondo dell'opera letteraria. I racconti della Blixen sono animati da una profonda vena esistenziale. In questo che è uno dei miei preferiti, il tema di fondo è la scelta tra una vita di successo e fama che rischia di portare alla vanità e alla solitudine, e una vita più semplice, fatta delle piccole cose. E come sempre all'interrogativo di fondo che accomuna le tre storie (quella di Babette, artista culinaria, del generale, ambizioso militare, di Achille Papin, il grande tenore) e cioè quanto conta il successo nella propria vita, se ne affianca una più profonda: l'uomo è libero di scegliere tra queste due alternative? e soprattutto, che si scelga l'una o l'altra cosa fa qualche differenza? La risposta viene dal generale nel discorso conclusivo alla cena. Ma soprattutto, per noi che leggiamo il libro (o vediamo il film) la risposta viene dalla cena, da come gli invitati reagiscono trovandosi davanti ad un perfetto diner francese in una povera casa di contadini, nella sperduta costa occidentale della Danimarca. La vita è piena di sorprese e proprio quando meno ce lo aspettiamo, ciò che ci pare meno probabile e che meno ci potevamo aspettare, si realizza. E nella profonda religiosità dei personaggi la risposta conclusiva non può che essere dettata dalla fede: "questa non è la fine, in paradiso sarete l'artista che Dio aveva in mente che foste. Oh come incanterete gli angeli."
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