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Mad Max: Fury Road

Regia di George Miller vedi scheda film

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Dom Cobb

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mad Max: Fury Road

di Dom Cobb
9 stelle

MAD MAX: FURY ROAD should be subtitled: “70-year-old director shows those young whippersnappers how it's done!”

 

Non credo che sarebbe necessario aggiungere altro; il tweet di Joe Dante riassume in maniera esemplare la natura stessa di un film come Fury Road. George Miller riemerge dal silenzio girando un film d'azione nel senso più compiuto del termine e lo fa con una perizia, un senso del ritmo e dello spettacolo veramente impressionanti; Miller, in un sol colpo, mette all'angolo Michael Bay ed il suo cinema ipertrofico e, in più, dà un sincera lezione a tutti quei giovani registi che "credono" di saper girare fim d'azione (e, in questo caso, mi riferisco al Justin Lin della saga Fast & Furious - che prenda appunti guardando Fury Road - ma anche a gente come Gareth Edwards, Josh Trank o Colin Trevorrow - giusto per indicare i primi che mi sono venuti in mente - i quali si sono appena affacciati al mondo dell'action con blockbusters multi-milionati). Insomma, Miller spariglia a tutti le carte in tavola e, in questo, è aiutato dal fatto di lavorare su di un progetto che ha sempre sentito come suo: Fury Road, difatti, era già in programma dalla fine degli anni '90, ma tra problemi finanziari, di cast invecchiato (Mel Gibson) e logistici (il set trasferito in Namibia) le riprese sono cominciate solo nel 2012. A dimostrazione del lavoro certosino svolto, bisogna dire che la post-produzione (molto peso ha avuto il montaggio) è durata almeno un paio d'anni, ma il tempo speso ha dato ottimi frutti; Miller ha lavorato con una regia all'ennesima potenza, tutte le scene d'azione - che coprono la quasi totalità del film - sono state girate con una precisione millimetrica; nonostante la loro complessità la macchina da presa resta incollata ai personaggi a ai mezzi in azione dando vita a sequenze molto spettacolari, sicuramente adrenaliniche ma, soprattutto, chiare ed esemplari nella loro esecuzione (ripeto, risultato ottenuto anche grazie ad un lavoro sapiente in sala di montaggio). Miller sceglie un filtro molto caldo, molto tendente ai gialli ed ai rossi per dare la sensazione d'implacabilità delle terre maledette, spazzate da apocalittiche tempeste e riarse dai raggi solari e dalla radioattività; tutta la sequenza ambientata all'interno della già citata tempesta di sabbia è, forse, uno dei momenti di massima spettacolarizzazione del film: il mondo di Mad Max è piagato, tra l'altro, da queste tempeste elettromagnetiche all'interno delle quali si sviluppano lampi, tuoni ed apocalittici tornado di fuoco; addirittura il film stesso, per brevi attimi, diventa in bianco e nero, come se fosse vittima delle irradiazioni provocate della tempesta stessa. Ma tutta la pellicola è un'enciclopedia di scene azzeccate: Miller, anche grazie ad un finalmente ricco budget, filma il "suo" mondo in tutta la sua terribile maestosità. Da un lato si ha quasi un senso di claustrofobia dato, paradossalmente, dalla presenza di deserti e saline che si estendono quasi all'infinito; poi, Miller ha potuto dar vita ad un "universo espanso" rispetto ai primi film della saga, presentando un buon numero di bande, di clan che popolano la Wasteland. Qualche esempio: se il villain principale Immortan Joe è capo supremo della Cittadella e dei suoi abitanti (i figli della guerra), nel film possiamo scorgere Gas Town (vista in lontananza come un'enorme città-raffineria) ed il suo deforme capo "Mangiatore di Uomini" (così viene chiamato nel film), Bullett Farm, centro di produzione di armi e munizioni; ma ci sono anche i Porcospini (i primi ad attaccare la blindocisterna), la banda dei motociclisti/acrobati del canyon, le Valchirie (clan di origine dell'Imperatrice Furiosa). Anche gli Humungus visti in "Road Warrior" potrebbero appartenere benissimo a questo ambiente. Questo a dimostrazione della grande inventiva di Miller in fase di scrittura e delle altrettanto grandi potenzialità che può riservare questo "universo" per eventuali altre storie. Se da un lato, come dicevo, Miller per le scene diurne sceglie un filtro caldo, di contro vira tutta la sequenza notturna usando un filtro blu che la rende sinistra ed innaturale, come se l'equilibrio del pianeta fosse stato inesorabilmente imbastardito dall'apocalisse nucleare; durante tutta questa sequenza i protagonisti debbono attraversare un'altrettanto sinistra palude fangosa, con la blindocisterna che arranca nella melma, inseguiti dal Fattore (capo di Bullett Farm) su di un cingolato mentre spara all'impazzata; l'ennesima scena di tensione, curiosamente (ma funziona) accompagnata da musica classica (mi pare il Dies Irae di Verdi). Nel film la musica ha un ruolo importantissimo, completando e dando spessore all'azione: Miller si è affidato al compositore di musica elettronica Junkie XL, il quale ha sfornato uno score molto martellante, in cui sono le percussioni ad avere molto spazio e a dettare, durante molte sequenze, il ritmo dell'azione stessa. A riprova della sua inventiva e del gusto per il grottesco, Miller inserisce nell'esercito di Immortan Joe anche i "guerrieri musicali", quelli cioè atti a dare il passo di guerra suonando dei grossi tamburi e capitanati, in cima al mezzo, dal Doof Warrior, un chitarrista vestito di rosso armato di doppia chitarra sputafuoco: in pratica, la versione aggiornata al post-apocalittico dei clan scozzesi che si facevano accompagnare in battaglia dalle cornamuse. Insomma, tutto ciò a dimostrazione che Miller - e lo dimostrò già in passato con i primi film della saga - è un regista dotato di una naturale predisposzione per il cinema action, cosicchè mi appare ancora più curioso l'andamento della sua carriera registica, passata dal Mad Max di Gibson, proseguita tra maialini parlanti e pinguini ballerini, per poi tornare alle origini. Non discuto sulle qualità di Miller, solo che, da appassionato del genere, avrei preferito che nel corso degli anni avesse sviluppato altre grandi storie d'azione oltre Mad Max.

scena

Mad Max: Fury Road (2015): scena

Maialini parlanti e pinguini ballerini...

Tom Hardy è stata una scelta azzeccata come nuovo volto di Max Rockatansky: Hardy è un attore di razza, dotato, cioè, dello spessore necessario per riprendere il personaggio di Gibson e farlo suo; fedele alla tradizione dei primi film, Max è un personaggio sempre ben avaro di parole, anzi, per buona parte del tempo si esprime a versi e grugniti, "aiutato" in questo da una maschera di ferro che ne copre le fattezze per quasi metà pellicola. Hardy, semmai, dà vita ad un personaggio più disturbato rispetto all'originale, piagato da "tare mentali" e da allucinazioni compulsive che lo rendono spesso frastornato; in paricolare, a far capolino sono le ossessive immagini di tutti coloro che Max si sente in colpa di non aver salvato; guardando le sue allucinazioni, pare che il riferimento più diretto siano i bambini del "domani domani" di "Beyond Thunderdome", ma è solo un'ipotesi in quanto anche questo episodio non ha alcun riferimento cronologico diretto con gli altri della saga. Miller, semmai, pare voglia suggerire un legame con il passato attraverso dettagli e citazioni lungo tutto il film: le già citate allucinazioni dei bambini, l'attore Hugh Keays-Byrne, già Toecutter nel primo capitolo, qui nuovamente villain principale, il carillon suonato da una delle mogli di Immortan Joe che rimanda a "Road Warrior", anche l'iconica V8 Interceptor viene usata come rimando al passato: distrutta durante il prologo, riappare a metà film ricostruita e restylizzata dai "figli della guerra". Molto carismatico ed iconico anche il personaggio di Charlize Theron, nei panni dell'imperatrice Furiosa, una delle favorite di Immortan Joe, che fugge dal suo padrone/aguzzino assieme a tutto il suo harem di giovani mogli/schiave. Furiosa reclama la propria libertà ed il ritorno alla propria casa, quella cosiddetta "Terra verde" che ora non esiste più (è l'orrida palude attraversata di notte, con grande disperazione di Furiosa). Qual è allora casa propria? Forse dove è ancora possibile ricominciare a vivere sperando di costruire un futuro dedito alla vita e non all'annilichimento (anche se per Max sperare è sbagliato, perchè porta solo alla pazzia). Volendo cercare messaggi all'interno del film, non ritengo giusto parlare del cosiddetto "girl power", che, come modo di dire, mi ricorda certo femminismo arrabbiato ed a inutili scontri ideologici maschio/femmina; certamente, le donne del film sono forti, temprate dall'ambiente in cui vivono, ma Miller ci suggerisce una semplice realtà dei fatti: l'importanza delle donne che, come "portatrici" di vita, possono permettere la (ri)nascita di un futuro possibilmente migliore. Non per niente Immortan Joe, cinicamente, usa il suo harem come strumento per la prosecuzione della propria dinastia: in un mondo radioattivo popolato da gente deforme e malata di tumori di tutti i tipi, la speranza del villain Joe è quella di poter avere un figlio sano (tra l'altro, le sue schiave non vengono nemmeno definite come delle mogli , ma sono delle "riproduttrici", così come ce ne sono altre specializzate ad essere "munte" per fornire il latte materno). Nel film Immortan Joe ha almeno due figli già adulti: uno è un nano deforme ribattezzato (ironia) Corpus Colossus, mentre l'altro è interpretato dal wresler Nathan Jones e si chiama Rictus Erectus. Padre e figli sono accumunati dal fatto di dover portare delle maschere che permettano loro di respirare correttamente, quello di Immortan Joe funge anche da paramento di guerra assieme al resto della sua divisa da condottiero. Miller sceglie come nuovo deus ex machina non più la benzina (come in "Road Warrior"), ma l'acqua (autentico "carburante" con il quale tenere soggiogata la popolazione della Cittadella) e, appunto, il miglioramento genetico della propria "specie". Anche il personaggio della Theron ha poche linee di dialogo, infatti l'attrice, veramente brava in questa occasione, lavora molto con gli sguardi e la fisicità del proprio personaggio. Uno dei personaggi più completi del film è il "figlio della guerra" Nux (Nicholas Hoult), ingenuo ma volenteroso giovane, malato senza speranza di tumore (ne ha due, ribattezzati Larry e Barry), inizialmente pronto a cromarsi la faccia e a sacrificarsi in nome di Immortan Joe per raggiungere il Valhalla (ma Joe lo giudica in modo sprezzante come un "mediocre"). Nux usa Mad Max come sacca di sangue per le trasfusioni, tanto da partire in battaglia e tenere legato Tom Hardy alla stregua di un rostro davanti alla propria auto. Invece si dimostrerà coraggioso ed essenziale durante la fuga dei protagonisti, nonchè più gentile e sensibile rispetto ad un semplice "figlio della guerra" devoto solo alla causa del villain Joe. Da questo punto di vista Immortan Joe può essere visto quasi come un mullah, un signore della guerra e del terrore che sfrutta l'ignoranza dei suoi "figli della guerra" per spingerli alla guerra santa, al martirio "talebano" in suo nome, con la pacchiana promessa di un fantomatico paradiso ad attenderli dopo la loro morte in battaglia. Morte che rappresenta il loro massimo momento di gloria e a cui tutti gli altri si debbono ispirare "ammirando" il guerriero che si immola in battaglia: "AMMIRATEMI" è il grido di battaglia dei "figli della guerra" quando sono pronti a raggiungere il valhalla. Se, alla fine, è possibile un nuovo corso storico sotto la guida dell'Imperatrice Furiosa al posto del desposta Joe, Mad Max preferisce seguire la propria natura di lupo solitario (forse) ancora perseguitato dai demoni del passato e proseguire per la propria strada, allantonandosi tra la folla dopo un ultimo sguardo d'intesa con Furiosa. Fury Road, perciò, è l'esempio di come si possa girare del cinema "di genere" dotandolo di una grande qualità della messa in scena, di una mano registica ben solida e di poterlo agganciare a tematiche anche d'attualità; da questo punto di vista George Miller ha dato una grande prova girando un film che potremmo definire "action d'autore". AMMIRATELO.

locandina

Mad Max: Fury Road (2015): locandina

Che giornata fantastica!

 

   

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