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American Mary

Regia di Jen Soska, Sylvia Soska vedi scheda film

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La recensione su American Mary

di alan smithee
5 stelle

locandina

American Mary (2012): locandina

Tendere alla perfezione, di per sé irraggiungibile, almeno sul nostro pianeta, per quel che attiene la fragile e vulnerabile razza umana, costituisce, oggi più che mai, tuttavia uno stimolo, un hobby, una fissazione per molti e molte, e la ragione per cui la chirurgia plastica ha riscontrato i successi e le attenzioni dei più abili studiosi di medicina: ma anche dei più spregiudicati e vendicativi, come impareremo a scoprire seguendo questo thriller sadico, tutto bisturi e vivisezioni.

 

Katharine Isabelle

American Mary (2012): Katharine Isabelle

 

I debiti innanzi tutto, la vita fatta di sacrifici compensati da rinunce, ma anche la delusione nel riscontrare certi atteggiamenti ipocriti e superficiali da parte di illustri professori dapprima venerati, spingono la brillante studentessa Mary Mason ad entrare nel giro della chirurgia plastica effettuata segretamente, in laboratori veterinari, praticando spregiudicate operazioni di ricostruzione a individui resi folli dalla fissazione del raggiungimento del proprio ego ideale, ma anche artificiose “riparazioni” di mutilazioni legate a regolamenti di conti o incredibili cambi di connotati a personalità legate a loschi traffici: un sottobosco di vizio e criminalità che Mary trova addentrandosi, nel vero semso della parola, negli scantinati di un losco locale di intrattenimento per uomini gestito da un losco ragazzotto che sembra sapere il fatto suo.

 

Katharine Isabelle

American Mary (2012): Katharine Isabelle

 

Sarà solo l'inizio di una serie di azioni che faranno di Mary una delle più brillanti, ma pure spregiudicate professioniste del bisturi, decisa a vendicarsi con tutto il sadismo che ella neanche pensava di possedere, dell'umiliazione ricevuta dal suo affascinante mentore.

Horror barocco e kitch che non fa nulla per rinnegare le sue origini di B movie, le sue atmosfere malate sempre ad un passo dal ridicolo, con situazioni che ricordano, senza tuttavia raggiungere quel livello di scult davvero inaccettabile, il (per fortuna) irraggiungibile Boxing Helena della Lynch.

 

Katharine Isabelle

American Mary (2012): Katharine Isabelle

 

Dalla sua il filmetto, ha senz'altro l'interprete protagonista, quella Katharine Isabelle per me fino ad ora quasi sconosciuta ma che, scorrendo la sua già nutrita filmografia di thriller e orrorini vari, dimostra di essere a tutti gli effetti una nuova Jamie Lee Curtis del genere o meglio ancora, anche fisicamente, con quella testa mora di capelli lisci, quegli occhioni sornioni e languidi che sanno fare paura per l'occasione, la vera regina dell'horror di serie B, ovvero Barbara Steele. Al suo fianco l'italo canadese belloccio Antonio Cupo nel ruolo del “cupissimo” gestore del localaccio porno soft, non si può dire che brilli, ma al massimo che faccia il suo sporco lavoro.

 

Antonio Cupo

Hats Off to Christmas! (2013): Antonio Cupo

Jen e Sylvia Soska sono le due registe gemelle, identiche, non belle forse, ma certamente appariscenti, che appaiono pure nella pellicola in un ruolo davvero inquietante di due gemelle un po' sadomaso, mancate-siamesi che intendono farsi unire assieme per divenire finalmente un unico essere vivente. Insomma una vera e propria follia che aspira (invano) al connazionale Cronemberg, ma che è già un successo che non cada a fondo come il già citato film indifendibile della Lynch.

 

 

 

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