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Blackbird

Regia di Jason Buxton vedi scheda film

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La recensione su Blackbird

di leporello
8 stelle

In una piccola comunità del freddo Canada, Sean (Connor Jessup) è un sedicenne sostanzialmente timido e introverso, tanto gentile d’animo tanto quanto poi, per reazione, si atteggia a duro “Goth” vestito di pelle e borchie, con musica Grunge a tutto volume sulle orecchie. Vive con Ricky, il padre separato (Michael Buie), appassionato di caccia e di fucili, ed è innamorato della sorellina che la madre ha avuto dalla sua nuova relazione, ma che quest’ultima, per non contrariare il nuovo compagno, gli lascia vedere col contagocce. E’ innamorato altresì di Deanna (Alexia Fast), conosciuta a scuola, a sua volta fidanzata con il bullo della squadra di hockey  del paese; gli screzi  tra i due giovani così diversi tra loro (da un lato Cory, il ragazzo di Deanna, idolatrato dai compagni, personaggio carismatico e motivo di orgoglio per tutta la comunità, dall’altro il solitario e “strambo” Sean) sono inevitabili, e a seguito di questi Sean comincia a covare un rancore e un desiderio di vendetta che troverà sfogo nei suoi scritti, nel suo blog intitolato “Blackbird” ( da cui il titolo del film) e in una serie di ingenue prove filmate con le quali Sean firma, agli occhi della comunità, la prova dei suoi criminali intenti. Con un processo indiziario e tutto fondato sul perbenismo tipico del nord America, Sean, che continua a dichiararsi innocente, viene spedito in carcere (dove troverà vita non meno difficile che fuori…), fintanto che l’avvocato non gli consiglierà, per ottenere la libertà condizionata, di mutare la propria dichiarazione di innocenza in dichiarazione di colpevolezza. Interdetto dal frequentare una lista di persone (tutte incluse nella sua presunta “strage”), tra le quali Deanna, Sean dovrà combattere contro tutti e tutto (finanche contro il padre e Deanna) per affermare la propria totale innocenza.

Uno strepitoso Connor Jessup, una specie di incrocio da Marlon Brando e Scarlett Johansson, volto nuovo di un genere “maudit” che non mancherà certo di far volare la fantasia delle ragazzine di tutto il mondo, tiene egregiamente tutto sulle sue spalle un film di grande intensità emotiva (ho ritrovato molto del primo Lars Von Trier, sia quello di “Dancer in the Dark” nelle scene carcerarie, sia quello di “Breaking the Waves” nell’ostracismo della comunità nei confronti del singolo indifeso). Anche il collettivo che lo circonda si comporta molto bene (bravissima anche Alexia Fast e tutti gli attori, compresi gli adolescenti che spesso, al cinema, lasciano un po’ il tempo che trovano…), ma è lui il vero pilastro del film. Con una sceneggiatura impeccabile dai tempi perfetti, articolata in diverse fasi alternate tra un “dentro” e un “fuori”, che rende perfettamente la psicologia di Sean e il suo dramma esteriore ed interiore, l’ottimo Jason Buxton firma un lavoro giustamente premiato in diversi festival (compreso quello prestigioso di Toronto dove ha vinto il premio come miglior opera prima).

Da non perdere.

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