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Una storia moderna - L'ape regina

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su Una storia moderna - L'ape regina

di Utente rimosso (Teodosio)
2 stelle

Il 1963 è sicuramente un anno importante, il boom economico culturale italiano è in corso, l'Italia sta per cambiare pelle e sostanza. Da paese semplice, onesto, sincero, povero e prolifico. Paese di fantasia e inventiva con le sue vecchie sane regole (cattoliche) che lo governano da quasi 2 millenni (da quando cadde l'Impero Romano). Stati e governi sono cambiati per secoli, ma la natura degli italiani no. C'erano già prima dell'Italia. Paese cristiano e cattolico che trova nella Fede e nella Chiesa le ragioni della sua storia bimillenaria di centro culturale del mondo. L'arte in tutte le sue forme ed anche la tecnologia, la scienza, il sapere e lo scoprire in profondità si sposano con la sua assoluta cattolicità. Ed i limiti umani, la fragilità, i suoi errori, il suo peccato si infrangono e si dissolvono come il catrame sugli scogli, il mare, la volontà purificatrice del Creatore sono più forti della debolezza degli italiani (e dell'uomo in genere). Ma in quegli anni stavano arrivando i nuovi demoni portatori delle nuove idee. L'egoismo, la vanagloria di sé, il pregiudizio ideologico partigiano e irrazionale stanno scavando la fossa che neppure l'italietta borghese e imperialista di fine '800 o la follia del fascismo o il baratro culturale bolscevico comunista erano riusciti a fare.

L'italiani erano riusciti a superare anche questo, solo le classi dirigenti nobili e borghesi ci erano cascate. L'Italia contadina o quella cittadina artigiana era ancora sana e proletaria. Ma ancora per poco. Questo film in modo non feroce (cos'ha di feroce? nulla!) ma con un ironia tutta ideologica e forzata, già scritta e quindi irreale, non credibile, assolutamente falsa, ritrae una famiglia cattolica e matriarcale dove la religione, la tradizione e la presunta "cultura matriarcale italiana" (cioè la vituperata "Italia mammona") si innesta col femminino dell'emancipazione alle porte e quindi il maschio ridotto a inutile "fuco" si dissolve e muore perché ormai non serve più...è l'eterno ragionamento (nichilista e misogino) di Marco Ferreri che poi ogni volta ci propinerà in altre salse (vedi "ciao maschio", "Dillinger è morto" etc. etc..). Gente come Ferreri hanno rubato e distrutto (valori e verità) tutta la vita, senza mai dare e dire  nulla...

Tuttavia questo film mediocre si fa apprezzare per la recitazione sia di Tognazzi che della Vlady come anche degli altri. Inoltre l'affresco di questa Italia che forse Ferrari giudicava ignobilmente ipocrita, bigotta e perbenista oggi appare una boccata d'aria fresca e pura nello schifo in cui viviamo. Sicuramente la nuova Italia che Ferreri & Compagni radical chic hanno contribuito a far nascere è un paese morente a crescita negativa, svuotato di speranza come di volontà e di desiderio. Un paese che sicuramente puzza di morto dentro e non come quello che film ci rappresenta in modo grossolano e rozzo nel senso religioso della morte. Un paese che è l'ombra di ciò che fu, dove le arti sono scomparse insieme all'onestà delle persone ed alla Fede Cattolica. Un paese dove si parla sempre di cultura e l'ignoranza la fa da padrona...Qui adesso non si pensa più ai matrimoni, ai figli, ne alle famiglie, si cerca solo si emergere dalla m...inghiottendo tutto e di più. I tanto odiati (da Ferreri e C.) "valori morali" cristiani cattolici sono scomparsi e siamo liberi di sbranarci tra di noi e restare soli.. quanto alle responsabilità della vita fesso chi se le prende...viva la vita alla giornata.

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