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La variabile umana

Regia di Bruno Oliviero vedi scheda film

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La recensione su La variabile umana

di michemar
6 stelle

Il debutto del documentarista Bruno Oliviero in un lungometraggio aveva sicuramente buone intenzioni: il soggetto non era da buttar via e in collaborazione con Valentina Cicogna e la più affermata Doriana Leondeff (Le acrobate, Pane e tulipani, La giusta distanza, La sedia della felicità, solo per citarne alcuni) scrive una buon sceneggiatura per un film drammatico con forti colorazioni noir. Anche l’ambientazione si allinea al genere e viene mostrata una Milano pressoché notturna, umida e deserta, habitat idoneo ad una storia di fatti misteriosi, sospetti e omicidi.

 

Al centro della vicenda c’è l’ispettore di polizia Monaco al bivio più importante della sua vita. Vedovo da poco e quindi sfiduciato, ha rinunciato alla sua carriera di investigatore e preferisce starsene dietro una scrivania e rimproverato per questo dai suoi superiori; inoltre si scopre padre trascurato non avendo mai guardato bene e da vicino la figlia Linda e quando se ne rende conto è ormai troppo tardi. La figlia è una persona che lui non conosce per nulla e quando succede un fatto strano e preoccupante – Linda viene portata in Questura essendo stata fermata con una pistola – gli sembra di vederla per la prima volta e un dubbio atroce lo assale, essendo stato commesso proprio quella notte un delitto nell’ambito dell’alta borghesia milanese.

 

Silvio Orlando

La variabile umana (2013): Silvio Orlando

 

Delitto, sostanze stupefacenti, minorenni: gli ingredienti ci sono tutti per un buon noir, ma il tentativo non riesce alla perfezione, dando l’idea di un’opera non compiuta, nonostante il notevole impegno da parte di un ottimo Silvio Orlando e la buona scoperta di Alice Raffaelli, che probabilmente vedremo ancora. La mdp insiste continuamente nei primi piani degli attori, col chiaro intento di trasmetterne gli umori e i pensieri reconditi, specialmente dell’ispettore Monaco, le cui rughe e le cui borse sotto gli occhi (ahimè, il tempo passa anche per Orlando) esprimono efficacemente i suoi tormenti. Certamente manca di pathos e atmosfera, ingredienti che hanno fatto grande il polar, di senso di “maledetto” che avrebbe colorato di vero noir questo film, che rimane comunque vedibile. Qualcuno non ha gradito la Milano fotografata, ma il film non è sulla città, si svolge a Milano e basta. Difatti poteva svolgersi in qualsiasi altra metropoli italiana e la sufficienza il film la raggiunge anche se a fatica.

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