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12 anni schiavo

Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film

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La recensione su 12 anni schiavo

di Feraud
7 stelle

Nel 1997, all'uscità di Amistad di Spielberg, Gore Vidal espresse la sua perplessità circa le potenzialità di analisi storica del mezzo cinematografico. Il film può mostrare la tragedia, può commuovere lo spettatore, ma poi sta a quest'ultimo trarre riflessioni e conclusioni. Decisamente questa tesi non è smentita dal film di McQueen : la pellicola si limita a mostrare, senza risparmio di dettagli, le vessazioni subite dagli schiavi nelle piantagioni sudiste e, per quanto riguarda quest'ambito limitato, dimostra senz'altro una maturità nell'utilizzo del mezzo espressivo non comune : narrazione lenta e studiata, piana sequenza mai troppo pedanti, un montaggio che restituisca i ritmi della vicenda e il punto di vista del protagonista, una fotografia asettica e clinica. Le scene di violenza sono apprezzabili nella mancanza di paterismo strappalacrime spielberghiano, in favore di una freddezza molto più matura. Straordinaria almeno la sequenza del canto gospel, in primo piano del protagonista, per intensità e forza lirica. 

 

Meno strabiliante il film si presenta sul lato dell'analisi delle dinamiche di rapporto tra schiavi e padroni, e della mentalità degli schiavisti, questi ultimi ridotti quasi tutti a macchiette, nonostante alquanto interessante sia delirio di onnipotenza del possidente Edwin Epps, interpretato da un ottimo Fassbender ammirabile nella gestione di temperato istrionismo ; si può infatti scorgere una critica al bigottismo conservatore di quel sud che "non voleva cambiare" (come in Via col vento) , ancorato ai pregiudizi di una religiosità distorta e ottusa. Il sadismo apparentemente troppo comune e compiaciuto della maggior parte dei padroni può essere letto come legittimazione conferita dallo status di "padroni-tutori". Per McQueen lo schiavismo è (auto-)giustificato dal paternalismo ; e benché non sia la prima volta che si senta parlare di White Man's Burden , la solidità con cui il regista sviluppa questa tesi è nondimeno apprezzabile. 

 

 

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