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Maleficent

Regia di Robert Stromberg vedi scheda film

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La recensione su Maleficent

di Decks
2 stelle

Da anni l'azienda di Topolino ci ha abituato a vedere il rilancio dei propri capisaldi storici, in versioni, che definire semplicemente riviste è un eufemismo.

Il remake/spin off della "Bella Addormentata nel Bosco" è solo l'ultimo di questa corrente, ed è anche il punto più basso della preoccupante tendenza, che rovina l'immaginario collettivo di un pubblico e mostra quanto i fini commerciali di questa casa abbiano ormai sorpassato gli obbiettivi della qualità.

 

Già dalla prima scena vi è una contraddizione in ambito di sceneggiatura che fa perdere tutto il significato e l'attrattività per uno dei personaggi più attraenti dei classici Disney: si passa da un'incarnazione del male, priva di una tangibile malvagità e propria del più classico cattivo a un antagonista che si redime e si pente, dotata di una bontà che il narratore spiega e sottolinea ampiamente lasciando intatto il nome di "Malefica" che stona con tutti i positivi aggettivi conferitogli. Il bisogno di usare il nome e una storia già percorse, denota solo attaccamento al vile denaro e all'assenza di idee, che purtroppo l'esordiente Stromberg dimostra di possedere, tentando timidamente di accennare un tema lesbico, che però viene sepolto dalle altre immonde sozzure.

 

Una fra tante è l'uso spropositato del narratore: esso non si limita a comparire solo nel prologo, ma ci accompagna stressando continuamente il pubblico, quasi voglia risvegliare le menti sopite e spiegando fatti del tutto trascurabili. Non solo questa scelta, ma tutto il copione del lungometraggio presenta errori o è inudibile: vi è la formula trita e ritrita dei fantasy tra magia, creature ed eserciti conquistatori che non raggiunge l'epicità, ma al massimo si rendono ridicoli o tediosi, accompagnati da dialoghi assurdi nella loro composizione e significato. Talvolta addirittura, infastidiscono per il loro uso improprio, con le frasi tra Malefica e il suo corvo rese sciocche e infantili.

 

Anche i personaggi non aiutano: il corvo e le tre fate relegati ad un ruolo inconsistente; il principe Filippo che diventa un povero ragazzino tonto e senza scopo di esistere; per non parlare della fata Malefica o del re Stefano: il cambio di ruoli non aiuta, facendo diventare Stefano un (eccessivamente) ossessionato dalla figura della sua ex-fidanzata, privo di spessore ed inutile se non per dare spettacolo nel finale, mentre la protagonista è un inverosimile pseudo-eroina, per nulla caratterizzata, a cui nulla serve la Jolie che incarna una delle sue interpretazioni peggiori, insulsa persino sul piano recitativo, apprezzabile esclusivamente nel vestiario.

Rimane solo il tentativo di indurre un forte senso dello spettacolo, ma persino su questo punto vi è un grosso fallimento: la regia, che dovrebbe essere frenetica, è esasperante e scomoda; i continui movimenti fanno l'unico effetto di dare un senso di nausea al pubblico, catapultato in scene di combattimenti epici che non hanno senso di esistere.

Più il montaggio mal posto ed utilizzato eccessivamente, visto che le scene si alternano dopo pochi minuti, non dando il tempo allo spettatore di digerire le poche azioni avvenute in quel preciso frammezzo, lasciandogli solo un senso di disorientamento.

 

Unico lato positivo sono gli effetti speciali: essi fanno il loro effetto nel mostrare una sontuosità non indifferente nelle battaglie e nel mondo delle fate, con un gioco di luci e ombre da ammirare, più una tinta gotica che per lo meno lascia intatta una piccola parte della figura canonica di Malefica.

 

Ignobile il lavoro sul remake del vecchio classico Disney: un film che sul livello narrativo non solo è mediocre, ma orribile, con sceneggiature che oltre a non funzionare, durante le gag comiche risultano irritanti e moleste.

Il tutto sommato ad un cast che come il pubblico, è continuamente spaesato da scelte tecniche e di trama, insensate.

Non basta un piccolo accenno ad un tema più interessante o degli ottimi effetti speciali per salvare il film dall'oblio dei fallimenti, ricordando che il cinema non è fatto dal denaro ma dalla passione.

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