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La grande bellezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su La grande bellezza

di VictorVenturelli
8 stelle

Cos’è la vita se non un vacuo susseguirsi di eventi, di attimi e occasioni di fronte all’incombente ombra della morte?
Quanto può essere condizionato un uomo dalla presa di coscienza della fugacità della propria esistenza e dalla consapevolezza dell’enorme vacuità che essa ha rappresentato per lui?
La Grande Bellezza è la storia di un uomo, uno scrittore e giornalista, Jep Gambardella (Toni Servillo), abbandonato alla cruda verità di una vita passata all’insegna della mondanità nell’ambiente effimero per eccellenza della Roma bene.
Capace di mascherare la sua fragilità, dettata dalla pochezza delle relazioni interpersonali e dall’ambiente romano in pieno decadimento morale ed etico, dietro il suo carisma e la sua eleganza, vedrà nei suoi 65 anni un punto di rinascita etico-spirituale capace di estraniarlo da quella realtà che tanto lo aveva contaminato dal suo arrivo nella capitale italiana.
Jep Gambardella è specchio di una sempre più evidente condizione umana, di chi ha vissuto all’insegna della leggerezza perdendo ogni puro e veritiero significato dell’essenza delle cose.
Nostalgia per il passato, per le occasioni perdute; un passato così vicino eppure tremendamente lontano che lascia una sorta di amarezza incurabile per gli attimi di vita incompresi e non sfruttati.
Una pellicola attuale che riprende molto dai canoni classici, dalla scenografia e suggestiva fotografia (Luca Bigazzi, direttore della fotografia già visto in azione per This Must Be The Place) che mostrano la bellezza incantatrice di Roma, all’importanza data ai valori morali di cui però ci vengono rappresentati i risvolti negativi di cui la società capitolina è portatrice.
Un’analisi caricaturale dei personaggi, con le loro contraddizioni dettate da una vita forse troppo breve per capirne appieno il vero significato, dove il tempo non lascia spazio a bruschi ripensamenti.
Numerosi i piani che si possono evidenziare dalla visione del film, da quello prettamente morale alla visione quasi sacrilega del mondo clericale, che per quanto si prefigga un nobile scopo è soggetto ai lussi dettati dai privilegi dettati da quel contesto sociale viziato.
Ancora una volta si viene a delineare il connubio tra il regista napoletano Paolo Sorrentino e Toni Servillo (dopo i successi de Le Conseguenze dell’Amore (2004) e Il Divo (2008) ), garante non solo di un ottima pellicola ma di un modo di pensare il Cinema che ormai in Italia, a parte pochi altri registi, sta svanendo.
Un film filosofico, politico, sociale capace di catapultarci nella Grande Bellezza dell’ambiente romano (simbolo forse di tutta l’Italia) contagiato però dalla debole e condizionabile figura dell’uomo incapace di trarre dalla propria vita (“fatta di bla bla bla”) la bellezza genuina e innocente delle cose.
Numerose le contrapposizioni individuabili durante la visione; solitudine-collettività, passato-futuro, vita-morte, giorno-notte, immobilità e dinamismo.
Solo una cosa rimane a se stante: l’ambiguo presente, incapace di porre le basi per una visione meno materialistica e più sentimentale dell’esistenza dell’uomo, ormai abbandonato al decadimento di quei valori di integrità e correttezza morale tipici del passato e che dovrebbero essere specchio di ogni epoca.
Una pellicola che divide per il contenuto: La Grande Bellezza si ama o si odia; ma di una sola cosa siamo sicuri, è un film che non verrà dimenticato.

 

scritto da Victor Venturelli

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