Espandi menu
cerca
La grande bellezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 316
  • Post 214
  • Recensioni 6385
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La grande bellezza

di alan smithee
10 stelle

Sorrentino filma l'Italia delle feste esclusive, quella che non ci piace,che ci fa ribrezzo almeno in via concettuale, e che comunque ci riesce a sedurre; grazie ad una potenza registica in grado di selezionare il livello più infimo del cattivo gusto facendolo assurgere ai vertici di una bellezza "grande" e cinematograficamente in grado di sedurre.

CANNES 2012 - CONCORSO

"Perché non ha mai scritto più un secondo libro? - chiede la vecchissima santa incartapecorita al giornalista Jep Gambardella. "In questi anni ho cercato la grande bellezza...ma non l'ho più trovata" risponde malinconico lui e lei ancora: "Sa perché io mi nutro solo di radici? Perché le radici sono importanti".

Roma oggi: la "Dolce vita" dei primi anni '10 è ben diversa da quella ottimista e spensierata ed "emozionata" di cinquanta anni prima. Le strutture sono le stesse, splendidi palazzi-museo che ospitano ricchezze immense che mal si accostano a feste popolate di orrore e dismisura, caos e stile pacchiano senza ritegno. In questa vuota mondanità festaiola ridanciana ma in fondo triste, il nostro protagonista ne è rimasto intrappolato per oltre quarant'anni trascinandosi di party in party senza concludere nulla se non qualche maliziosa intervista di routine, vuota ed inconcludente, ma proprio per questa apprezzata dalla cerchia di eletti a questa deriva di sensazioni e degrado di umanità.

Sorrentino ci guida in modo travolgente attraverso un esaltato luna park di follie e superficialità mascherata da arte, forte della sua consueta sinuosa regia in grado di accompagnarci per mano attraverso il vuoto di emozioni che circonda le terrazze romane affacciate sul Colosseo, teatro di festini sempre più eccentrici ai quali pure i cardinali partecipano senza un minimo di imbarazzo, dispensando utili consigli su come si cucina il vero coniglio alla ligure. E anche chi si sforza di trovare le ultime forze per dire qualcosa che abbia un senso (grande Verdone nei panni del personaggio più sofferto, drammaticamente fatto a pezzi dal cinismo di chi lo snobba o molto più probabilmente lo teme per quelle potenzialità che sarebbero reali se solo il suo personaggio sapesse crederci) viene messo da parte e costretto a tornare alle campagne dalle quali è arrivato un quarantennio orsono. La vita della Roma che conta è tutto un teatrino dell'assurdo e del fasullo, che ha come fulcro il momento del funerale, occasione per l'attore navigato per dare libero sfogo ai propri istinti di recitazione ed espressivi ("Mia cara. domani quando il vuoto si sarà impossessato delle tue ore, pensa che in quel momento io potrò esserci per te.

Grande ambizione quella di Sorrentino, al solo al pensiero di poter girare il suo nuovo "La dolce vita" degli anni 2000: una scommessa vinta su tutti i fronti, quello della regia, delle inquadrature meravigliose, della scelta e della resa dei molti attori famosi coinvolti (sarebbe impossibile citarli tutti, visto che tutti risultano eccellenti), delle musiche variegate ma tutte appropriate che abbelliscono una perfezione formale a cui si abbina una denuncia acutissima del vuoto culturale in cui siamo caduti, situazione che già risultava un tema affrontato in precedenza, tanto da costituire la summa di tutto il suo interessante cinema (a parte forse l'episodio americano non molto riuscito di "This must be the place"). La follia collettiva di un mondo che sa solo fagocitare, inghiottire e consumare ma sempre meno produrre e costruire: lo stesso mondo del cinema di Garrone, spostato solo di qualche gradino più in alto nella scala gerarchica di una non tanto ipotetica casta sociale. L'Italia insulsa e cialtrona degli arricchiti e degli approfittatori che fagocitano ricchezza distruggendola per sempre. L'Italia delle feste esclusive, che non ci piace e ci fa ribrezzo in via concettuale, ma che in ogni caso ci riesce a sedurre grazie certo ad una potenza registica in grado di selezionare il livello più infimo del cattivo gusto facendolo assurgere ai vertici di una bellezza "grande" e cinematograficamente molto artistica.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati