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Un giorno speciale

Regia di Francesca Comencini vedi scheda film

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La recensione su Un giorno speciale

di supadany
4 stelle

Francamente ci si trova poco di “speciale” in questa pellicola di Francesca Comencini (altrove anche molto brava), tanto che viene facile porsi la domanda di come possa essere stata selezionata per il Concorso ufficiale di Venezia nell’edizione del 2012.

La bella e giovanissima Gina (Giulia Valentini) ha davanti a se una giornata importante, infatti deve incontrare un politico in grado di aiutarla ad entrare nel mondo dello spettacolo.

Viene a prenderla a casa l’autista Marco (Filippo Scicchitano), l’incontro viene posticipato così i due girano per Roma e zone limitrofe conoscendosi in attesa che gli eventi facciano il loro corso.

 

 

Non manca certo qualcosa da segnalare, almeno leggendo tra le righe, in questo film, ma purtroppo fatica a creare quella magia tra i suoi due protagonisti che qualora fosse stata presente lo avrebbe indubbiamente quanto meno salvato (anche perché il grosso del tempo è dedicato a questo).

Le schermaglie iniziali sono poco indicative (per quanto ben riprese con parecchi stacchi), ma soprattutto lungo il suo corso troppe scene appaiono poco più che riempitive (e non lo fanno nemmeno benissimo visto che il film si esaurisce in circa 75 minuti), tra un giro al centro commerciale, una partita a bowling, un furto finito non troppo bene e quant’altro.

Certo l’intesa tra Gina e Marco cresce anche con una certa naturalezza, purtroppo però gli interpreti faticano e per Filippo Scicchitano il passaggio da “Scialla!” si rivela fin troppo brusco (non solo per colpa sua s’intende).

Poi certo non mancano segnali del disagio giovanile di oggi, con una società che non lascia spazio a niente, nella quale si può andare avanti solo a forza di raccomandazioni ottenute tramite sacrifici, nel caso di Marco grazie ai mille favori fatti nel tempo da sua madre al parroco del quartiere, nel caso di Gina invece sua madre sa benissimo a cosa la sta mandando incontro ed in fondo, rileggendo il tutto a giochi fatti questo desta una decisa impressione (oltre che ahinoi veritiera).

Il finale è così logica conseguenza del percorso inscenato, probabilmente occorreva quanto meno una scena in più per dargli un senso liberatorio (o forse non era questo l’obiettivo), ma di certo ha il suo effetto (anche se appunto fin troppo tranciante).

Alla fine rimane un film deludente, da Francesca Comencini mi sarei aspettato molto di più (si tratta del suo film peggiore, e non di poco, ad oggi), nonostante la fotografia di Luca Bigazzi che riesce ad immortalare con stile più di un momento.

Apprezzabile solo nelle intenzioni, per il resto è davvero fiacco.

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