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Bianca come il latte, rossa come il sangue

Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film

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La recensione su Bianca come il latte, rossa come il sangue

di mc 5
4 stelle

Voto: 4


Personalmente detesto il genere di film edolescenziali, anzi diciamo meglio che mi disturba un pò la furbizia che si nasconde tra le pieghe di operazioni di questo tipo, per lo più meramente commerciali, dato che possono contare su un target numericamente immenso oltre che propenso al consumo. Ma stavolta le cose sembravano delinearsi in modo un pò diverso. A partire dal nome prestigioso dello sceneggiatore Fabio Bonifacci, che è (quasi) sempre stato garanzia di qualità e professionalità. A questo si aggiunga che qualche giornalista (tra cui l'ottimo critico Federico Pontiggia) si è battuto per supportare questa pellicola giudicandola in termini decisamente benevoli. Ebbene, dopo aver visto il film, devo dire che siamo assai prossimi al disastro. Una disfatta su tutta la linea. Qui siamo agli stessi livelli di "pensiero" delle più ordinarie produzioni "mocciane", nonostante una confezione accurata e una buona fotografia. La sostanza è sempre quella: si pesca a piene mani tra lo sterminato bacino d'utenza delle fanciulle in fiore, le quali rispondono con incondizionato entusiasmo, per ovvi motivi che attengono tanto ai sentimenti quanto agli ormoni. Devo riconoscere per onestà che il protagonista Filippo Scicchitano è un mostro di immediatezza e di comunicativa, un autentico campione di piacioneria. Ma Filippo è qualcosa di più e va detto. Col suo debutto nell'ottimo "Scialla" (film che ho molto apprezzato), il ragazzo ha dimostrato di possedere talento e qualità espressive da vendere. Ora, con questa furbata che probabilmente lo renderà popolarissimo, ha fatto almeno due passi indietro. In "Scialla" si sforzava di recitare, qui fa solo il gigione-piacione al servizio di una vicenda prevedibile e scontata dalla prima inquadratura all'ultima. Se sulla storia non vale nemmeno la pena di indugiare un attimo, è il caso invece di soffermarsi sui personaggi che ruotano attorno al protagonista (Leo), uno più stupidino e più antipatico dell'altro. Gli amichetti di Leo sono di una rozzezza psicologica tanto schematica quanto insopportabile. A partire dall'amico Nico, uno dei personaggi più brutti mai visti al cinema. Per non parlare poi dell'insegnante di Leo, un concentrato di banalità raro a vedersi, impersonato da un Luca Argentero ai minimi sindacali che non sa conferire al ruolo quel carisma che esso richiederebbe. Ma la ciliegina sulla torta è la co-protagonista, una francesina la quale sfoggia costantemente un'espressione da top model imbambolata che genera solo irritazione. Tra svolte melodrammatiche inqualificabili e dialoghi scritti col pilota automatico, assistiamo all'apoteosi del clichè. Ma le ragazzine gradiranno. Ovvio.


PS: sulla paraculaggine della sinergia col gruppo dei Modà, è meglio che non mi esprima.

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