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Il pianeta delle scimmie

Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il pianeta delle scimmie

di DeathCross
10 stelle

Occhio: ci sono SPOILER grandi come montagne qua dentro!!!

 

Un Capolavoro pessimistico che non risparmia critiche a nessuno.

 

Il potere religioso e scientifico che tiene il popolo nell'oscurità viene spietatamente condannato nella presentazione rigidamente gerarchica della nazione scimmiesca e in particolare nella caratterizzazione del dottor Zaius che cerca in ogni modo di ostacolare la ricerca della Verità da parte di Zira e Cornelius combattendo in ogni modo il temuto Taylor, prova vivente dell'infondatezza dei dogmi 'scimmiocentrici'.
Ma, come in "Touch of Evil" di Welles, anche qui i metodi discutibili del 'villain' trovano conferma nel Finale: la conoscenza e il progresso tecnologico hanno portato (porteranno) l'Umanità al Decadimento. L'Epilogo mostra in modo magistralmente sconvolgente l'Orrore insito nella Conoscenza: uno zoom espressivo ci porta da un campo lungo ripreso da dietro la corona della Statua ad un campo medio con al centro la figura del protagonista che dice "Oh, my God", stacchiamo ad un mezzo primo piano dove vediamo il suo sbigottimento, si abbassa e la mdp stacca su Nova che lo osserva senza capire, torniamo sul nostro protagonista ripreso dall'alto (quasi che la mdp volesse sottolineare quanto l'agnizione abbia schiacciato l'uomo) mentre, chino a terra e circondato dalle onde, sfoga la sua frustrazione (per aver capito di essere sempre stato a casa) e la sua rabbia contro la sua stessa specie (colpevole di essersi auto-distrutta), dunque torniamo su Nova che sposta lo sguardo dall'uomo all'oggetto fonte della sua disperazione e infine stacchiamo su un campo lungo che parte centrando i tre esseri viventi (Taylor, Nova e cavallo) per estendere il campo visivo relegando i tre all'angolo destro dell'inquadratura ponendo verso il centro (tendente a sinistra) la figura sprofondanta nella sabbia della Statua della Libertà, una delle Immagini più Iconiche e Decadenti della Storia del Cinema (parodiata genialmente da Mel Brooks in "Spaceballs"). Il viaggio di Taylor si rivela dunque un fallimento disastroso: non solo non ha trovato una specie migliore della propria, ma ha scoperto che la sua specie ha sempre peggiorato la sua condotta portandosi alla Distruzione.

Le scimmie quindi diventano una Speranza di Salvezza per la Terra, una specie di seconda umanità che, libera dagli errori e dagli orrori insiti nella nostra specie, riusciranno a evolversi fino a diventare una Specie all'insegna dell'Armonia e della Pace? Assolutamente no. Il Finale anti-umano non giustifica l'oscurantismo scimmiesco della prima parte del Film e, anzi, serve solo a mostrare l'uguaglianza tra le due speci: la società scimmiesca non è poi così diversa dalle società antiche e medievali umane. Tanto la civiltà contemporanea all'insegna della Ricerca della Conoscenza e del progresso tecnologico quanto la civiltà arcaica dominata dalla religione (certezza per fede) e dalla repressione più totale sono illustrate come dannose. Entrambe sono caratterizzate da uno specismo arrogante che porta la specie 'più evoluta' a credere di avere diritto a dominare sulle altre speci e a trattarle come inferiori. La ricerca scientifica viene incentivata in entrambe le tipologie di società più che altro quando risulta utile per il mantenimento dello status quo, ma soprattutto è sull'uso della forza e delle armi che le caste (umane e scimmiesche) puntano la loro attenzione per conservare una pace sociale dominata dalla paura, dall'ignoranza e dalla diffidenza verso il prossimo. Continuando con le analogie, vediamo che tutte e due le civiltà sono contraddistinte da una diseguaglianza interna assai forte. Il popolo scimmiesco, anzi, acuisce questa discriminazione (assai presente anche nelle democrazie capitalistiche occidentali, solo che da noi ciò viene nascosto meglio) con una suddivisione gerarchica palesemente razzista: gli oranghi detengono il potere teologico-scientifico e politico, i gorilla costituiscono la forza armata e poliziesca pronta a difendere l'ordine sociale e, infine, gli scimpanzé occupano lavori intellettuali subalterni alle leggi e alle istanze dettate dagli oranghi. Ogni tentativo di Ricerca e ogni istanza di Dubbio vengono messi a tacere anche negando l'evidenza, come un essere umano (Taylor) parlante e pensante. Nella sequenza del processo-interrogatorio troviamo la rappresentazione allegorica e azzeccata della natura oscurantista di ogni potere, in particolare quello religioso (e dentro questa accezione comprendo anche le dittature ideologiche fasciste o pseudo-comuniste che hanno devastato il XX secolo): vediamo tre oranghi replicare l'immagine delle tre scimmie 'sagge' che non vedono-non sentono-non parlano (anche se il loro significato è stato col tempo mutato da positivo esempio di astensione dal male a negativo simbolo di fuga da esso), con il giudice 'sordo' che accoglie le obiezioni di Zaius mettendo a tacere le domande scomode di Zira.
In quanto versione 'medievale' della civiltà umana, è possibile ipotizzare che, in un futuro (non troppo lontano, visto che i fucili son già presenti) le scimmie si 'evolveranno' fino ad arrivare al nostro livello e, quindi, distruggendo sé stesse e l'ambiente con guerre fratricide ed esperimenti tecnologici inquinanti, in una concezione ciclica della Storia oppure in una versione pessimistica della concezione a spirale del Tempo teorizzata da Hegel e poi da Marx, dove ogni ripetizione, invece di portare ad un miglioramento, porteranno ad un progressivo peggioramento fino ad arrivare ad una distruzione finale di tutto.

 

Chiusa la parte riflessiva e pseudo-filosofica (sicuramente piena di errori), andiamo ad osservare come, sul piano Cinematografico, il Film ha valorizzato l'intelligenza della sceneggiatura (sia nella narrazione che nei dialoghi) e ha sfruttato al meglio le potenzialità insite nello spunto di partenza (tratto da un romanzo di Pierre Boulle). La Regia di Schaffner, come già accennato, è magnifica tanto nella messa in scena quanto nella messa in quadro, con una predilezione per campi lunghi e lunghissimi dove i protagonisti si perdono nell'immensità desolante di ambienti desertici; inoltre si fa largo utilizzo dello zoom, usato spesso con intenzioni espressive e/o per colpire d'impatto lo/a spettatore/rice. Il trucco delle scimmie è eccellente ancora oggi e, nonostante la non eccessiva mobilità delle bocche, lascia vedere i sentimenti espressi dai personaggi attraverso gli occhi (non a caso Zira chiama Taylor "Bright Eyes", poiché proprio dalla vivacità degli occhi dell'uomo la scienziata intuirà la sua intelligenza). Le scenografie sono straordinarie, dai panorami naturali mozzafiato e desolanti alla città scimmiesca caratterizzata da un'atmosfera atemporale anticheggiante ed esotica.
Il Cast è eccellente caratterizza ancor meglio i turbamenti interiori dei vari personaggi. Heston (anche qui con in mano delle armi) delinea molto bene l'evoluzione di Taylor da cinico pessimista sulla natura umana (assai stronzo quando insulta le speranze di Landon) a figura quasi rivoluzionaria che cerca di fuggire dalla schiavitù umiliante della bestia mettendo in crisi i dogmi difesi ostinatamente da Zaius, per giugnere alla fine alla tragica figura di anti-eroe quasi edipico distrutto dalla rivelazione desolante sulla sua specie (e quindi su sé stesso). Evans è eccezionale nel mostrare la complessità di Zaius, dispotico ed oppressivo ma spinto ad agire in modo discutibile sulla base di un timore anti-umano giustificato da un segreto terribile sulla nostra Natura sanguinaria. La Hunter rivela, sotto il suo trucco, tutta la vivace curiosità e meraviglia della dottoressa Zira, mentre McDowall riesce a mostrare la paura della repressione di Cornelius ma anche il suo coraggio quando decide di proseguire nella Ricerca della Verità. Degni di nota anche la Harrison, assai credibile nella costruzione dell'ingenuità primitiva di Nova, e Wagner, nei panni del genuinamente ribelle Lucius (e forse unico personaggio completamente positivo e pieno di speranza del Film) .
Le Musiche di Goldsmith, infine, si sposano in maniera sublime con lo Spirito decadente e primordiale dell'Opera, irrobustendo ulteriormente, sul piano Sonoro, la già Grande Forza Visiva dell'Opera.

 

Un Cult da vedere e studiare, dunque, e questo vale non solo per i Cinefili e le Cinefile, ma per tutte le persone, perché la Riflessione Sociale insita in "Planet of the Apes" può davvero aiutarci a migliorare noi stessi/e e di conseguenza spingerci a muoverci in prima persona per modificare radicalmente (e quindi Rivoluzionariamente) la nostra Società!

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