Espandi menu
cerca
Después de Lucia

Regia di Michel Franco vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 123
  • Recensioni 3128
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Después de Lucia

di OGM
8 stelle

L’atrocità è un piatto che si serve freddo, e va sbocconcellato poco a poco. È bene che la vittima diventi tale progressivamente, quasi senza rendersene conto: viene scelta per caso e per una diabolica concatenazione di causa ed effetto finisce strangolata da una spirale di micidiale necessità. Alejandra, un’adolescente messicana che ha appena perso la madre in un incidente stradale, si trasferisce col padre in un’altra città, per ricominciare una nuova vita. La scuola che la accoglie si trasforma presto in un ambiente ostile: la situazione si deteriora subito, non appena la ragazza viene sottoposta al rituale test antidoping, che rivela il suo abituale consumo di marijuana. I compagni lo vengono a sapere, ed è forse da ciò che prendono lo spunto per accanirsi contro la nuova arrivata. Il tutto avviene in maniera subdola, magari non del tutto premeditata, ma certamente dettata da una notevole dose di cinismo. Un video che la ritrae durante un rapporto sessuale con un coetaneo viene diffuso attraverso la rete, e da quel momento per Alejandra non vi sarà più scampo: sarà continuamente insultata, derisa, molestata, ed infine sottoposta a vere e proprie violenze fisiche. Il bullismo di gruppo segue una dinamica molto particolare, in cui il gioco di pochi diviene ben presto il complotto di tutti, nel quale, per una singolare coincidenza, si trovano a convergere vari tipi di rancore e di istinto, dalla gelosia all’invidia, dal sadismo alla libidine. Ognuno ha un motivo ben preciso per prendersela con Alejandra, o almeno così sembra. Molte ragioni si direbbero inventate ad hoc, per poter partecipare a pieno titolo ad un divertimento collettivo che, in quelle circostanze, costituisce l’unico vero marchio di appartenenza al gruppo. La costruzione di quella identità tribale risulta tanto più perversa e pretestuosa se paragonata alla figura della protagonista, esile, taciturna, poco appariscente, dall’aspetto innocuo e dal carattere remissivo. È un essere debole, non ancora ben inserito nella comunità, e proprio perché è praticamente sconosciuto e desta scarso interesse, lo si può maltrattare senza attirare l’attenzione. Il mondo in cui si Alejandra si aggira, incerta e un po’ sperduta, è ancora vuoto ed acerbo come il senso della rinascita che, dopo il grave trauma subito, si sta timidamente facendo strada intorno a  ciò che resta della sua famiglia. L’appartamento in cui è andata ad abitare contiene pochi mobili, l’attività del padre – che fa lo chef ed ha appena rilevato un ristorante – è un’impresa dalle prospettive incerte, che l’uomo, per di più, è costretto ad affrontare con la mente turbata e stanca. Lui ed Alejandra si muovono con passi silenziosi in quel luogo così estraneo e deserto, privo del conforto delle abitudini e della spensieratezza della normalità. Dentro quella labile corazza di calma e sobrietà, in cui essi cercano rifugio, non sono però al sicuro come vorrebbero. Lo stress li stringe d’assedio, premendo dall’interno, attraverso l’angoscia di un animo sconvolto, e dall’esterno, mediante la crudeltà, più o meno volontaria, che caratterizza l’atteggiamento di chi non condivide lo stesso dolore e dunque non è in grado di capire. Una fragile intimità, già messa a dura prova dalla sorte, viene rozzamente violata da un’insensibilità che si acuisce fino a trasformarsi in un’offesa diretta, destinata a sfociare in una gratuita forma di linciaggio. L’evoluzione è terribilmente semplice, banalmente modellata sui grossolani riti della goliardia più squallida e pecoreccia. Eppure il film di Michel Franco la presenta con una nitidezza affilata nell’atmosfera rarefatta di un realismo delicatamente allusivo, eternamente sospeso tra il vibrante alito del presentimento e il plateale avverarsi di tante, primitive paure. 

 

Después de Lucía  è stato il candidato messicano al premio Oscar 2013 per il migliore film straniero.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati