Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Film potente nella sua essenzialità, dove la scrittura si concede una sola leziosità, la similitudine preda-cacciatore che apre e chiude l'incubo del protagonista. O meglio, chiude la storia, ma l'incubo rimane. Una recitazione pulita e per questo molto intensa, affonda come una lama in una piccola comunità dove i ritmi quotidiani, ovattati da un silenzio ininterroto come durante una battuta di caccia, appunto, vengono spezzati dall'onda d'urto di un sospetto che diventa certezza. Riguardo il taglio narrativo, la mente andrebbe subito al nostro Girolimoni, ma non è così, qui non è la giustizia che si fa schiava delle pulsioni sociali, anzi il contrario, è l'essere umano che comprensibilmente cede alla pulsione. Può succedere a tutti noi, sia da una parte che dall'altra della barricata e, se vittime, non è detto che il nostro migliore amico sia lì a sostenerci e che la nostra famiglia o quel che ne rimane creda fermamente, ciecamente, in noi: questa è solo una magra ma irrinunciabile consolazione che ci dà la sceneggiatura, piccole boccate di ossigeno per non cedere all'asfissia dell'ingiustizia.
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