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Oblivion

Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film

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La recensione su Oblivion

di ROTOTOM
4 stelle

Il timor panico di una siderale cazzata aleggiava nell’aria.  Tom Cruise, tirato come una pastasfoglia, ormai incastonato in ruoli sempre meno distintinguibili gli uni dagli altri, non è più garanzia di qualità (lo è mai stato?) .
Joseph Kosinki è il giovane regista che passato dai videogiochi a Tron Legacy (uscendone direttamente credo) ha divorato manuali di cinema di fantascienza senza peraltro rielaborane nessuno. Cosa che succede a questi giovinastri che pensano che col citare estetica altrui si ottenga anche lo stesso significato narrativo e filosofico. Estasi dell’estetica fine a se stessa e gadget. Più che stile , design. Commercio lercio di idee del riciclo differenziato.



Oblivion che prende giustamente il nome da un videogioco di successo, è sostanzialmente un medio (cre) film di fantascienza che ammicca a tutto l’ammiccabile possibile per generare la sua identità. E’ talmente banale e scontato che è ovviamente in cima alle classifiche di incassi , destinato ad un pubblico di massa,  e più attento a confermare le sensazioni di quel pubblico a cui si riferisce piuttosto che osare soluzioni alternative.

Oblivion richiama l’oblio, la memoria rimossa del protagonista Jack interpretato da Tom Cruise che è il meccanico/guardiano di enormi idrotrivelle che succhiano l’acqua dal nostro pianeta per rifornire la colonia terrestre rifugiatasi su Titano , la luna di Giove, dopo la spaventosa guerra contro misteriosi alieni che ha reso la Terra inabitabile.  Kosinski che trae il film da un proprio racconto di poche pagine (e questo è l’unico pregio del film, una produzione originale non legata a prequel, sequel, reboot, remake ecce cc) imposta una resa visiva da kolossal ma tentando la strada della storia intima. Ormai però la computer grafica fa miracoli a basso costo e senza una scintilla di genialità tutto assomiglia, come Oblivion, ai fondali dei videogiochi di ultima generazione da cui proprio Kosinski proviene. In compenso non ha la stessa profondità e capacità nel narrare il passaggio dall’oblio alla consapevolezza di  Jack .
Non gestisce il mistero che si cela in quell’incarico.   Mistero che  uno spettatore un po’ sgamato riesce facile intuire dopo pochi minuti.



Il film allora si riduce ad una ridda di citazioni buttate un po’ lì a fare memoria storica (rimossa) per intrattenere chi magari non ha una cultura cinematografica approfondita e si accontenta del divo e di due colpetti di scena tirati tirati. Kosinki sciorina senza soluzione di continuità la storia di Moon , notevole film di fantascienza filosofica ancorata alle possibilità della clonazione e dei suoi effetti sui sentimenti che fu l’esordio di Duncan Jones, figlio di David Bowie; Il luogo della mente che fu di Andrej Tarkovski; una spruzzata di Predator; 2001: Odissea nello spazio  vergognosamente ritrattata nelle forme che furono del parallelepipedo alieno , qui un tetraedro; Matrix E altro ancora. Cosa salvare? Poco o nulla. Quello che la fantascienza dovrebbe fare è spostare nel tempo e nello spazio le istanze tecnologiche attuali evidenziando le conseguenze morali ed etiche sull’uomo di tale estremizzazione.

Oblivion, come fu Tron Legacy dello stesso regista, invece è una rilettura cool della tecnologia che ci circonda con un trattatello sui sentimenti da libro Harmony su una struttura narrativa già consolidata da gigabyte di altri film e quindi riconoscibile e quindi assolutamente rassicurante. Il tutto rivestito da un impianto techno fashion ammiccante ad una modernità contemporanea resa solo un po’ più estrema e minimale. La casa sul palo sul monte con la sua piscina sospesa nel vuoto, ecco questo è il massimo della visionarietà. Roba da architetti per periodici tipo Casabella et simili. Solo chiacchiere e design, parafrasando il De Niro de Gli Intoccabili. Non bisogna poi neppure accostarsi ai film di genere post atomici, con la regressione della società ad uno stato primitivo . Tutto è delegato alla trita immagine della Statua della Libertà sommersa da centinaia di metri di terra.

E’ molto più facile dire ciò che non è questo film, poiché incapace di avere una propria identità. Ci si potrebbe accontentare dell’avventura come ogni film di genere promette  e mantiene , ma Oblivion benché inizi con uno straccio di idea non ha la radicalità e il coraggio del film di genere.  Lo spreco di potenziale si conclude con gli attori. Olga Kurylenko è bella certo ma costretta in due pose due avendo il buon Cruise fagocitato lo schermo. E poi Morgan Freeman e Melissa Leo buttati lì a fare delle particine ignobili, scritte malissimo. Peccato. Ma per ora è questa la fantascienza mainstream.

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