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Oblivion

Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film

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La recensione su Oblivion

di GIANNISV66
8 stelle

Il ricordo di un'altra vita e di un tempo che è stato e (forse) non tornerà più può essere anche sintetizzato in una canzone dei Led Zeppelin ascoltata sdraiati di fronte a un laghetto in mezzo a un bosco. E' questa una delle scene che a mio avviso resteranno più impresse nella memoria degli spettatori di questo Oblivion, uno dei momenti emblematici di una storia interessante ma di lettura non sempre agevole.
Joseph Kosinski (ri)affronta la fantascienza e lo fa con una vicenda che si pone su due piani narrativi diversi, intrecciati fra di loro ma differenti nella sostanza.
Da una parte la fantascienza come avventura, azione, spettacolo, dall'altra una ricerca del coinvolgimento emotivo del pubblico con una storia di sentimenti e ricordi, a sottolineare quanto sia importante per ogni essere umano il bagaglio delle memorie, dei momenti in cui una luce attraversa la propria vita e si vorrebbe fermare il tempo.
Il tutto sullo sfondo di paesaggi mozzafiato, orlati dalle macerie delle antiche città e sormontati da una Luna spezzata in un ammasso di rocce fluttuanti.
Proprio i ricordi di un passato che si riaffaccia (nonostante una non meglio precisata operazione di cancellazione delle memorie di ciò che precedeva gli ultimi cinque anni di esistenza) tormentano a livello onirico il protagonista Jack Harper, ultimo rappresentante, insieme alla compagna Victoria, di una umanità scacciata dal proprio Pianeta da una spietata razza aliena, gli Scavengers.
Questi nel 2017 avevano distrutto la Luna per provocare cataclismi sulla Terra e procedere all'invasione ma la guerra conseguente aveva visto la vittoria degli umani, con ripercussioni però devastanti per il Pianeta, irrimediabilmente compromesso dalle radiazioni.
Sessant'anni dopo ciò che resta dell'umanità si è trasferita su Titano, mentre sul pianeta d'origine vi sono solo dei macchinari giganti, mega trivelle create per assorbire tutta l'acqua e creare energia per i nuovi insediamenti umani, sottoposte all'azione sabotatrice degli Scavengers sopravvissuti al conflitto, e sorvegliati da una squadra composta per l'appunto da Jack e Victoria, coadiuvata da un manipolo di droni e da una stazione orbitante, il TET, da cui ricevono le direttive quotidianamente.
Comincia così questa ambiziosa pellicola, in bilico tra la S.F. d'azione e il thriller psicologico, seguendo quei due diversi livelli di narrazione cui abbiamo accennato più sopra.
Questa caratteristica rischia di essere a tempo stesso il miglior pregio e il peggior difetto del film, in un delicato equilibrio tra citazioni di pellicole del filone catastrofico (quelle di Emmerich di grande notorietà, ma anche quelle degli anni '70. Qualcuno si ricorda L'Ultima Odissea?) e suggestioni Bradburiane (con certe malinconie che erano così tipiche dello scrittore di Waukegan) e rimandi a alla fantascienza più “umanistica”.
Equilibrio che il regista è riuscito tutto sommato a rispettare, dosando i colpi di scena e cercando di andare oltre un film di puro intrattenimento: certamente la parte spettacolare resta la preponderante (altrimenti avremmo avuto tutta un'altra pellicola), ma parte della credibilità della storia è proprio basata sul bisogno intimo dell'essere umano di restare fedele alla propria casa e quindi al proprio pianeta, nella speranza di avere ancora una possibilità di sopravvivenza.
Tralasciando l'approfondimento sugli sviluppi della vicenda, soprattutto per non rovinare la visione a quanto se la volessero gustare, diremo soltanto che le sorprese saranno non poche, alcune intuibili dallo spettatore più smaliziato, altre più spiazzanti.
Punto di debolezza dell'impalcatura è una certa verbosità in talune parti, evidentemente il regista ha talvolta debordato nelle sue ambizioni, concretizzatasi in qualche passaggio a vuoto, e anche il non aver dato un ruolo maggiormente di spessore a un Morgan Freeman decisamente sotto utilizzato.
Buone le intepretazioni di Tom Cruise (nei panni di Jack) e di Olga Kurylenko (in un ruolo quest'ultima relativamente al quale non anticipo nulla), mentre Andrea Riseborough è fin troppo compassata a dar vita a una Victoria talmente distaccata nelle sue manifestazioni emotive, anche quelle più coinvolgenti, da farci pensare che sia un cyborg (e viene il sospetto che questo sia in fondo proprio quello che voleva il regista)
Se è giusto non gridare al capolavoro (infatti non lo è), è altrettanto corretto però riconoscere a questo lavoro alcuni indiscutibili meriti, il principale dei quali sta nell'aver dato agli appassionati di fantascienza una pellicola che riesce in qualche maniera a soddisfare le aspettative di un cinema che in questo filone spesso riserva mezze delusioni (vedi Prometheus) o delusioni intere.
E i panorami di una Terra che sembra ormai giunta al capolinea sono di una bellezza veramente struggente.
Tre stelle e mezza che diventano quattro proprio per questi ultimi.

Sulla trama

Victoria a Jack:"Ricordare non è nostro compito, l'hai dimenticato?"

Sulla colonna sonora

Decisamente uno dei punti di forza della pellicola. Affidata agli M83, gruppo francese in bilico tra la musica elettronica e l'alternative rock, è di notevole qualità.
Nelle parti più emozionanti della pellicola viene però lasciato spazio a due capisaldi intramontabili della storia del rock: Ramble On dei Led Zeppelin e Whiter Shade Of Pale dei Procol Harum.

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