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Under the Skin

Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film

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La recensione su Under the Skin

di ROTOTOM
8 stelle

Scarlett Johansson

Under the Skin (2013): Scarlett Johansson

Nuda e crudele.

Deriso e sbeffeggiato. Attaccato e sottovalutato. Fischiato durante la presentazione alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 70, giusto un anno fa, quando il direttore della mostra Alberto Barbera, acciuffatogli per caso il labiale, consolava un’attonita Scarlett Johannson  mormorandole  “…non capiscono nulla.” 

 Under the skin di Jonathan Glazer esce puntualmente con un anno di ritardo sui nostri schermi. Forse solo per un’uscita tecnica. Forse per colpa di quegli sbeffeggiamenti rimbalzati di bocca in bocca, più virali di un qualsiasi social che si rispetti, tra appassionati, addetti ai lavori, cinefili dallo sguardo stanco.

Jonathan Glazer, già autore di Sexy Beast (2000)  e Birth- Io sono Sean (2004) nonché acclamato autori di videoclip per Massive Attack, Jamiroquai, Radiohead e Nick Cave, rinnova la sua poetica sulla percezione dell’altro e sulla necessità di credere,  come uno spettatore cinematografico che sospende l’incredulità di fronte alle immagini di luce del cinema.  In Under the skin spinge radicalmente su questo concetto lavorando su un’estetica svincolata dai legacci della narrazione.

 

Un’aliena, Isserley, arriva sulla terra mimetizzandosi tra la gente prendendo le sembianze di una ragazza terrestre. A bordo di un furgone seduce degli uomini che poi attira in vari luoghi desolati per cibarsene.

 

Under the skin tratto dalla novella di Michel Faber e sceneggiato da Walter Campbell è un film di fantascienza la cui sinossi di una riga dice tutto di ciò che succede, a livello narrativo, del film. La pelle. Ma sotto la pelle cova molto altro. Under the skin è un film alieno rispetto a ogni stereotipo del genere fantascienza del quale fa parte. L’invasione soggettiva dell’aliena  sottintende una presenza già conclamata di alieni tra il tessuto sociale terrestre di cui la Scozia è plumbeo palco naturale. In appoggio alla procacciatrice di cibo agisce un furtivo motociclista (il 50 enne  irlandese Jeremy Mc Williams, pilota professionista della Moto2, mondiale su strada, scelto dal regista per la sua attitudine a guidare per le infide strade scozzesi velate di pioggia) che ripulisce la scena delle aggressioni, risolve eventuali errori, supporta la logistica della mattanza indirizzando la cacciatrice nei luoghi deputati al consumo del pasto.

Se la storia in sé è tutto sommato classica, l’aspetto visivo e la messa in scena rappresentano invece il vero interesse di un bellissimo oggetto non identificato che mira a scardinare i meccanismi stessi della narrazione delegando alle sole immagini il senso dell’intera vicenda.  

La “vestizione” dell’aliena nella pelle di una giovane vittima è scandita da un bianco abbacinante ove il rituale si compie (un non luogo? Un’astronave?) mentre il pasto (nudo) umano è fuso in un onirismo ipnotico. Le vittime seguendo la giovane (nuda) donna, affondano in un micro universo completamente nero. Un magma color petrolio che li accoglie e letteralmente li spolpa. Lasciando solo la pelle.

Paul Brannigan

Under the Skin (2013): Paul Brannigan

Immagini di grande bellezza evocativa, un affondo nei sentimenti più intimi e il lento abbandonarsi ad un desiderio più impellente della vita stessa. Le vittime non sospettano nulla, ammaliati dalla bellezza che li circuisce si abbandonano sprofondando letteralmente in un qualcosa che rappresenta il loro inconscio.

L’azione, rarefatta, si svolge nell’ambito di cittadine rurali scozzesi, campagne o desolate strade di città che ospitano creature che la luce del sole, a volte, fa ritirare nell’ombra.  E’ il trionfo dello sguardo, Under the skin, della capacità di andare sotto quella pelle del titolo. Quella cosa meravigliosa che nasconde un’insidia impensabile addolcita dalle morbide forme di una Scarlett Johansson generosamente nuda. Bellissima, morbida, attraente come quell’essere che abita quella pelle ha imparato freddamente ad essere per procacciarsi il cibo ma totalmente priva di pietà.

Jonathan Glazer restando fedele all’assunto del film, prosciuga la polpa della narrazione esattamente come gli alieni succhiano il corpo degli umani affondati in un magma oscuro e dei quali rimane solo la pelle. Rifiuta ogni didascalia, mostra la pelle del film, la pura forma che si fa sguardo e racconto.  Lascia che il frutto di quelle immagini pressoché mute formino  un flusso di coscienza.

 Come l’aliena Isserley  si mimetizza vestendosi col corpo di una ragazza e con esso meccanicamente scimmiotta la seduzione agendo sulla percezione che le vittime hanno di lei, il regista non offre nessun appiglio morale allo spettatore lasciandolo libero di giudicare la vicenda secondo l’intima sensibilità riguardo le crudeltà che l’aliena, inumana e innocente, somministra senza alcuna empatia ad una razza, quella umana, considerata solo una fonte di cibo. Sotto la pelle c’è tutto ciò che viene negato da quello sguardo capace solo di percepire una realtà che mai è oggettiva ma solo un’interpretazione, una vibrazione della luce o molto più semplicemente un desiderio.

Scarlett Johansson

Under the Skin (2013): Scarlett Johansson

The beauty and the beast

E’ un film crudele Under the skin,  l’essere inumano con il quale è impossibile qualsiasi identificazione, attraversa un’estetica digitale da videoclip fondendosi con la documentazione realistica del desiderio. Glazer del desiderio  ne decodifica le metodologie, ne annota gli sguardi e sottintende la promessa di un sesso facile, piovuto dal cielo. Un sesso alieno a qualsiasi dinamica reale che prende corpo nel furgone nel quale ignari passanti vengono realmente circuiti e sedotti, filmati a loro insaputa da microtelecamere nascoste. 

Cosa vede l’uomo costretto dalle convenzioni della società – che non vede sotto la pelle – a nascondersi, in quella donna che lo ammalia? Vede ogni occasione a lui negata da un destino crudele farsi carne. Cosa vede in lui l’aliena ? Nulla, inumana e priva di qualsiasi empatia, è da questo punto di vista assolutamente pura. Non ha concezione di cosa sia il bello o il brutto, nessuna remora morale ed etica. Paradossalmente lei è l’unica che somministra una crudeltà immensa con l’innocenza asettica della propria natura.

Ancora una volta Glazer gioca con la verità che si trasforma in potente strumento narrativo. Il personaggio del ragazzo sfigurato  è reale, un ragazzo di 26 anni di nome Adam Pearson  affetto da neurofibromatosi.  Ancora una volta la finzione si impasta nel magma nero della realtà. Il corpo burroso da acquolina in bocca della Diva Scarlett Johansson sognato da milioni di fan, si è mostrato nudo, tra tutti i film dell’attrice, proprio con lui. Con Adam Pearson bersaglio naturale della più bieca discriminazione. I ruoli della Bella e della Bestia vengono invertiti, l’innocenza di Adam e il male di Isserley beffardamente scambiati. Adam affonda nel magma nero del suo sogno. L’ultimo.


Poi. Sotto la pelle qualcosa succede, una briciola di umanità fa breccia nel cuore alieno di Isserley che con occhi nuovi vede e percepisce il mondo. Lo sente. Come prende coscienza del sé, del proprio corpo e della sua bellezza. Della sua potenzialità come strumento per dare e ricevere piacere. Forse è una stilla d’amore, sentimento che la sconvolge e la piega a una diversa percezione del genere umano. Il film procede lineare apparentemente senza il conflitto ( perno attorno al quale la fabula si giustifica, e che nei primi spettatori del film, precipitati nel magma oscuro del pregiudizio, a Venezia, ha indotto al disprezzo) in realtà questo snodo cruciale esiste ed è quello dell’aliena che entra in conflitto con la propria natura extraterrestre, corrotta dai sentimenti umani.

In un finale che chiude circolarmente la vicenda, tra la catarsi e un contrappasso dantesco, proprio nel momento in cui l’aliena sembra evolvere verso un sentimento meno inumano, la disumana crudeltà dell’uomo, conscia in questo caso e assurdamente sorprendente, ha la meglio su di lei. Una crudeltà infinita come l’universo stesso che accoglie la stessa materia, la ricombina e la riversa sui suoi piccoli animali senza espressione (D.F.Wallace). Di qualsiasi pianeta siano.

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