Regia di Margarethe Von Trotta vedi scheda film
Si rischia la banalità di Hannah Harendt. A parte l'assurdità del male radicale; e a parte il risentimento degli ebrei, pure contro se stessi: contro Hannah che aveva menzionato le responsabilità dei kapò insieme con l'insipienza di Eichmann.
Alla fine peraltro si definisce un profilo autentico di Hannah, arrogante e senza sentimento a parer di alcuni, ma in realtà rigorosa e generosa, appassionata di voler comprendere, anche nei confronti di quel maestro che l'aveva irretita, lui sì inautenticamente arrogante e senza sentimento: Martin Heidegger. Si giudicano le persone. Ed il male può esser fatto da persone insignificanti, tanto quanto persone significanti possono non saper fare il bene. La colloborazione fu un tracollo morale, persino tra gli ebrei, tanto quanto fu banale il crimine. E Hannah è una persona umana pensante, non un'ebrea autolesionista.
Come umana, troppo umana fu la gelosia di Hans Jonas. Il male non può essere banale e radicale insieme, è sempre estremo. Mentre il bene, se non è profondo e radicale, è banale.
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