Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
La mafia uccide solo d'estate è una pellicola che affronta lo scottante tema della mafia in Italia in modo del tutto inusuale,una sorprendente rivelazione da parte del conduttore televisivo Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, qui alla sua prima esperienza in campo cinematografico.
Dopo decenni di mancanze, Pif riesuma il cinema di denuncia e di impegno sociale degli anni addietro, analizzando attraverso un'ottica più ingenua e moderata l'annosa questione che tiene vincolata l'Italia, ed in particolare la Sicilia, ad uno dei suoi maggiori problemi. Pif racconta la mafia in maniera pacata e ironica adottando un registro che si discosta pesantemente dal classico filone da film di denuncia per virare su uno stile più improntato alla commedia. Stile che ricorda molto La vita è bella di Roberto Benigni, pellicola memorabile che riuscì nell'intento di parlare dei campi di concentramento nazisti in maniera comica e divertente.
Cos'è la mafia? Diliberto risponde a tale domanda narrando in prima persona la storia della vita di Arturo (suo stesso alter ego), un bambino palermitano figlio di una modesta famiglia che si innamora inaspettatamente di Flora, sua compagna di classe. La quotidianità di Arturo è ripetutamente scossa da violenze e ingiustizie che ogni giorno si riversano sulla città e i suoi cittadini. Con occhio vigile e attento Pif racconta la sua vita, i suoi amori proibiti, la passione per il giornalismo e la realtà difficile e ostile di vivere in un paese affetto da un male (in)curabile. Una trama semplice e convenzionale infarcita di alcuni personaggi fin troppo squadrati e poco originali, il padre di Arturo e l'amico giornalista, e da alcune situazione per le quali è possibile prevederne la sorte, la scalogna del protagonista, ma che di certo non vira alla spettacolarizzazione dei suoi contenuti, bensì alla riflessione. Armato di sorrisi e momenti di ilarità, Pif tenta di sconfiggere le paure e l'indifferenza che affliggono il suo Paese offrendo una visione rosea e positiva della vita piuttosto che una rappresentazione schietta e demoralizzante della realtà. Non un grande attore ma sicuramente un grande narratore capace di addentrarsi nei meandri del tema della mafia – che conosce molto bene – riuscendo sapientemente a farne emergere i contenuti più importanti nonostante essi nel film costituiscano la sotto trama scenica che accompagna la storia d'amore di Arturo e Flora.
Nella bellissima e struggente scena finale Diliberto esprime tutta la sua speranza trasmettendo alle generazioni future, il figlio, la necessità di mantenere vivo il ricordo di quelle grandi persone che hanno dato la vita affinché l'Italia si liberasse dall'oppressione del sistema mafioso. Arturo non tiene celata al figlio la verità ma gliene parla con consapevolezza e buon senso così da prepararlo perché le riconosca assieme alle giuste cause per le quali nella vita vale la pena lottare. Un film speranzoso ed estremamente positivo che insegna a rincorrere i propri sogni e a fronteggiare qualsiasi problema con amorevoli sorrisi e buon umore, le uniche armi in grado di contrastare anche il peggiore dei mali, complimenti Pif.
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