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Pat Garrett e Billy the Kid

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pat Garrett e Billy the Kid

di Decks
9 stelle

Sventola una bandiera degli Stati Uniti e una forca nei pochi fotogrammi dove il maestro Peckinpah, decide di riprendere il cielo e il possibile futuro del fuorilegge Billy the Kid. Una forca che simboleggia il mezzo con cui il selvaggio West decideva di civilizzarsi in quel lontano 1881, attraverso il sangue e la violenza.

Sono proprio questi ultimi due elementi che si decide di mostrare con realismo e crudezza. Dando al sangue una tonalità di rosso, che più accesa non si può, e sottolineando ogni morte con il rallenty e quel movimento di camera, che eleva il tremendo atto a vette che solo il cinema pungente di Peckinpah sa fare. E' però l'atmosfera malinconica e nostalgica del film che più colpisce il pubblico, rinnovando, con questo suo ultimo film Western, un genere che lentamente si stava avviando al tramonto, proprio come i protagonisti principali e persino l'intera nazione degli Stati Uniti. Non è un caso quindi che gli ultimi fuorilegge rimasti si siano schierati dalla parte del governo, e che coloro che ancora si ribellano sono deboli, mal organizzati e illusi di poter sfuggire a qualcosa di più potente di loro, un passo di modernità che li travolgerà, come accadrà allo stesso Billy.

Questo film-ballata procede mostrando, come oltre ai banditi, anche l'onore sia completamente perduto. Billy è forse il più disonesto di quell'ultimo barlume di west, ma è l'unico modo che ha di sopravvivere contro esaltati, gradassi e vigliacchi, tanto che riesce a diventare positivo agli occhi del popolo (e dello spettatore), combattendo quel governo corrotto, che stupra (letteralmente) i suoi cittadini, usando la violenza come mezzo di risanamento.

Pat al contrario, è dalla parte degli arresi, ha preferito invecchiare anziché come dirà egli stesso "fare una scelta diversa, che non vuol dire sia sbagliata", finendo per navigare nel whiskey e nei ricordi. Ciò che li accomuna è la loro passata amicizia e la loro lenta discesa. Entrambi sanno che la loro fine è vicina, non sparano più con precisione, non riconoscono più la società in cui vivono. Soprattutto Pat, che nonostante il suo carattere formale e indifferente, si lascerà andare ad un urlo straziante, pur di mantenere un briciolo di rispetto verso quei tempi e quegli amici tanto amati. Egli non ucciderà solo un suo nemico/amico, ma anche sé stesso (sparando alla sua immagine nello specchio) squarciando l'ultimo filo che ancora lo legava al passato. Egli non è un eroe, è un assassino autorizzato dalla giustizia, finendo persino per esser preso a sassate da un giovane come il più perverso dei criminali.

Montaggio serrato, telecamera fissa con zoom continui (forse un po' datati) e una colonna sonora perfetta per il clima che ammorba tutta la pellicola. Bob Dylan con le sue ballad (in particolare Knockin' on Heaven's Door) da un senso ancor più disincantato e di amarezza al lungometraggio, rendendolo ancora più commovente (in particolar modo la scena di un morente sognatore, che osserva una pozza d'acqua, simbolo del suo mare tanto desiderato, con la moglie in lacrime). Cast
di ottimi attori, su cui tutti vi è il freddo James Coburn, a tratti inquietante e con un carattere irresoluto. Mentre delude un po' Bob Dylan, che se nel campo del sonoro è perfetto, la sua recitazione è acerba rispetto al resto del cast, risultando fuori posto e poco credibile.


Tonalità crepuscolari, ma non patetiche, con squarci di accesa violenza e momenti di lirica contemplazione, indagando i sottili limiti che separano legge e fuorilegge. Estremo e struggente è un vero requiem per quel West ormai passato, che lascia spazio a tempi cinici e opprimenti. Peccato per il calo di ritmo dopo la fuga del Kid, che per poco tempo cade nel già visto sceriffo che insegue la canaglia, ma riprendendosi dalla seconda metà, e terminando con un finale che ha del toccante e dell'originale.

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