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Looper - In fuga dal passato

Regia di Rian Johnson vedi scheda film

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La recensione su Looper - In fuga dal passato

di supadany
8 stelle

Badando più alla sostanza che all’effettistica (“solo” 30 milioni di dollari per un film del genere sono ormai pochissimi) Rian Johnson mette in mostra tante qualità affrontando il tema, da sempre lustrato di un innato fascino, dei viaggi nel tempo, abbinando all’azione un buon grado di tensione ed una storia ricca di rivoli e scritta con intelligenza e scrupolo.

Nel 2044 è possibile il viaggio nel tempo, ma rimane una pratica illegale, sfruttata solo sul mercato nero per eliminare persone sgradite inviandole indietro dal futuro di trent’anni quando ad attenderle c’è un looper pronto ad ucciderle in un secondo.

Joe (Joseph Gordon Levitt) fa questo per lavoro, ma quando il suo bersaglio designato è proprio il se stesso inviato dal futuro (Bruce Willis) il suo presente cambierà irrimediabilmente.

Dovrà cercare di ucciderlo prima di essere a sua volta eliminato, ma saranno diverse le persone coinvolte in questo intrigo.

 

 

Thriller a matrice futuristica che funziona alla grande mescolando azione ben ritmata a bei dialoghi “a tavolino” e per una volta i classici “spiegoni” (come il confronto “faccia a faccia” tra il Joe del presente e quello venuto dal futuro) sono dannatamente utili e permettono di ampliare le riflessioni arricchendo la profondità della narrazione.

Anche la descrizione del Looper è astutamente dettagliata (dai legami futuro/presente, al loro destino ineluttabile passando dalla loro funzione) con le figure legate a doppia mandata in un loop senza via d’uscita per l’appunto con (poche) certezze che lasciano spazio a (tanti) dubbi nella testa del più giovane Joe.

Varie quindi le implicazioni, tra cosa è giusto da fare o meno spesso con consequenze rapidamente tangibili, riuscito l’apporto dei due protagonisti con Joseph Gordon Levitt davvero valido come protagonista ed un Bruce Willis che fa la differenza soprattutto quando è chiamato a fare una carneficina vera e propria, senza comunque lesinare in un nudo sentimento, aspetto che poi è l’abc che lo muove nelle sue azioni (e che arriverà a fare lo stesso nel se stesso più giovane, a suo modo un sacrificio romantico, ma anche dal sapore universale).

E non ci si fa mancare nemmeno il paranormale, ma per nulla impiegato come mero riempitivo (raramente manifesto, ma in quei pochi casi decisamente impattante), per un film sorprendente, calcolato nei dettagli laddove questo è necessario, ma non privo di valori umani che come è giusto che sia in un caso come questo emergono istintivamente come avviene nel finale.

Un’opera intelligente, coinvolgente e mutevole, Rian Johnson è un nome da tenere sotto controllo, perché al terzo film (i primi due non sono arrivati in Italia, sigh), mostra i tratti di un regista ben al di sopra della media.

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