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Die Hard - Un buon giorno per morire

Regia di John Moore vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su Die Hard - Un buon giorno per morire

di Dom Cobb
4 stelle

Ci sono saghe cinematografiche che meriterebbero una maggiore cura ed attenzione da parte degli studios, anziche' farle proseguire (per forza d'inerzia) con capitoli - girati esclusivamente per spremere il 'marchio' - quasi sempre non all'altezza degli orginali e che, altrettanto spesso, tradiscono addirittura la 'natura' e le origini della saga stessa. Per gli appassionati del poliziesco

d'azione, la saga Die Hard con Bruce Willis rappresenta quasi un tassello fondamentale: dal primo (classico) capitolo Trappola Di Cristallo di John McTiernan, passando per 58 Minuti Per Morire di Renny Harlin, con McTiernan che torna al timone con Duri A Morire, le avventure del poliziotto John McClaine rappresentavano una trilogia praticamente perfetta e godibilissima. Secondo me i guai sono cominciati gia' con il quarto film di Len Wiseman e proseguiti - amplificati - con quest'ultimo capitolo di John Moore. Ovvero, i problemi sono sorti quando, forse per carenza d'idee, si e' trasformato Die Hard in una saga di simil-spionaggio d'azione, una specie di Mission:Impossible 'dei poveri' dove McClane passa il tempo a demolire nella maniera piu' chiassosa possibile tutto quello che gli capita a tiro. E basta. Basta e nient'altro proprio perche' la sceneggiatura di questo 'A Good Day To Die Hard' (titolo che calza a pennello con questa bruttura di film) non e' altro che un susseguirsi di sparatorie e inseguimenti che hanno come filo conduttore il fatto che McClane e figlio arrivino ad uccidere il capo dei 'cattivi'. Praticamente, la trama di un videogioco 'sparatutto', sempre con il massimo rispetto per il mondo dei videogiochi, meno nei confronti del regista e degli sceneggiatori che non hanno nemmeno tentato di rimpolpare questa trama assolutamente basica. Con il risultato che, paradossalmente, il puntare solo e soltanto sull'azione rende il film, alla lunga, tedioso, proprio perche' gli accenni di trama sono a dir poco banali e i presunti twist risultano telefonatissimi. Per intenderci, fin dal principio si capisce benissimo  chi vive (tutti i 'buoni') e chi muore (semplicemente, tutti i 'cattivi'). Quindi, se il film parte gia' con l'handicap di essere noioso, quello che lo affossa del tutto e' il 'tradimento' riservato al carattere dei personaggi: mi e' capitato di sentire qualche attore 'collega' di Willis definirlo, in maniero polemica, un divo pigro; non hanno tutti i torti, visto le scelte discutibili di questi ultimi anni. Anche in questo caso, l'attore riprende in mano il proprio cavallo di battaglia ostentando una certa pigrizia recitativa, ma soprattutto presentandosi in maniera completamente diversa: chi conosce la saga, si ricorda di John McClane come di un poliziotto dal grilletto facile, ma anche dalla battuta pronta; cio' che lo ha reso sempre simpatico sono stati la sua sarcastica spavalderia verso i nemici e la sua umanita': in rotta perenne con la moglie (personaggio ormai completamente rimosso), i cazzotti e le pistolettate ricevuti gli hanno fatto sempre male, allontanandolo dalla figura del 'super-eroe' indistruttibile. Qui, invece, ci troviamo di fronte ad un personaggio che passa il tempo a lamentarsi e a fare battute piu' che altro irritanti nei momenti meno opportuni (un esempio: le sparate da 'duro' che Willis tira fuori durante l'esagitato inseguimento automobilistico a Mosca); inoltre, possiamo rilevare - a proposito di sciatteria di scrittura - un errore nei dialoghi: se McClane va a Mosca per cercare il figlio imprigionato, come mai passa il tempo a mugugnare di essere soltanto in vacanza?

Bruce Willis, Jai Courtney

Die Hard - Un buon giorno per morire (2013): Bruce Willis, Jai Courtney

Bruce Willis e Jay Courtney: la noia ....

Senza contare il fatto che, sia lui che il figlio Jack (Jay Courtney) se ne 'fregano' altamente delle ferite subite, procedendo indisturbati nella loro missione 'spara-tutto'; di piu', quando a meta' film Courtney si lamenta di essere stato ferito forse gravemente, Willis anziche' preoccuparsi in quanto padre, tira nuovamente fuori uno dei suoi discorsetti 'ad effetto' poco divertenti per dire che 'la famiglia McClane non sente dolore e niente la puo' fermare'. Fastidiosamente ridicolo.

Il personaggio di Jay Courtney, poi, diventa insopportabile nell'atteggiarsi a super-agente della CIA che ha stampato in volto l'espressione da duro 'incazzoso - salvatore del mondo', reso ancora piu' antipatico dal suo atteggiamento perennemente rabbioso e spigoloso nei confronti del padre; e anche questo e' sbagliato: Jack/Jay Courtney accusa - a torto - McClaine/Willis di essere la causa per cui la sua missione e' fallita, senza rendersi conto che, invece, il padre lo aiuta tantissimo, salvandogli la vita ripetutamente. Il regista John Moore si limita al suo compito di mestierante del genere d'azione filmando scene di sparatorie e d'inseguimenti piu' che altro convulse: la macchina da presa non riesce a stare mai ferma creando proprio questo 'effetto-caos' nelle scene dinamiche. Niente a che vedere - volendo fare un raffronto - con la chiara 'geometria' delle scene d'azione girate, per
esempio, proprio da John McTiernan, che si e, spesso mostrato come uno specialista del genere, non solo nei film di questa saga.

Di contro non ho mai ritenuto John Moore un buon regista d'azione, a cominciare dal suo primo film 'Behind Enemy Lines', ovvero un film bellico girato con il ritmo di un videoclip, per non parlare degli inutili remake di due 'piccoli' classici come l'horror 'Omen' e 'Il Volo Della Fenice' del grande Robert Aldrich, solo per fare qualche esempio. Percio', quest'ultimo 'Die Hard' e' un film evitabile proprio perché totalmente estraneo alla saga - ormai iconica - a cui appartiene; in pratica, si e' girato un banale film d'azione come tanti altri appiccicandogli addosso un titolo di richiamo per il pubblico di appassionati. Il che rende questa operazione ancora piu' inutile (non essendo sinonimo di grandi incassi garantiti), dannosa (nel rovinare il nome di un brand di successo) ed odiosa (il pessimo servizio rivolto al pubblico pagante). Che la saga di 'Die Hard' termini pure senza gloria con questo film; continuare, penso, sarebbe solo deletereo.

locandina

Die Hard - Un buon giorno per morire (2013): locandina

Bruce Willis e Jay Courtney: la noia anche nella locandina ....

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