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Bella addormentata

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Bella addormentata

di supadany
6 stelle

Visto a distanza di un anno e mezzo dalla sua presentazione veneziana purtroppo la prima cosa che mi balena nella testa è la (sterile ed inappropriata) polemica dell’autore piacentino sul mancato riconoscimento che, dopo aver visto il suo film, mi appare ancora più criticabile (anche a partire dal fatto che non sempre il film migliore vince un concorso, ma le lamentele vanno sempre di moda).

Dopo diciassette anni di coma il papà di Eluana Englaro ha trovato una struttura disponibile ad interrompere il trattamento; tutto ciò scatena reazioni politiche contrapposte e il senatore Beffardi (Toni Servillo) è pronto a seguire la propria coscienza andando contro la volontà del partito, ma anche contro il pensiero di sua figlia Maria (Alba Rohrwacher) che nel frattempo manifestando contro l’interruzione delle cure conosce Roberto (Michele Riondino) schierato sul fronte opposto.

Altre storie di vita e (cercata) morte si frappongono dietro a una delle vicende più discusse dall’opinione pubblica italiana.

 

 

Opera molto attesa, infatti se ne parlava da diverso tempo, che mescola gli eventi del febbraio 2009 a vicende di finzione che comunque si intersecano alla principale più o meno apertamente.

Da un lato la narrazione degli eventi, con tutte le variabili “personali” del caso (il politico pronto ad andare per la sua strada, la figlia di opinione opposta ed il legame con due “avversari” ideologici), infervora, divide e fa riflettere lasciando spazio alle diverse posizioni e non mancano alcune scene, dialoghi e suggestioni proprie di una pellicola di caratura superiore.

Quanto invece vi è intorno (ovvero le storie parallele che vedono Isabelle Huppert e Maya Sansa protagoniste) sono una probabilmente superflua (quella che vede protagonista Isabelle Huppert) o quanto meno non determinante (per quanto non pecchi certo di eleganza formale), l’altra, quella con la tossica Maya Sansa refrattaria alla vita, è invece promotrice di un chiaro messaggio sul ruolo del medico e su un’ulteriore volontà personale, ma forse è un po’ troppo fumosa.

Scampoli quindi di grande cinema (ce ne sono diversi, molti evidenziati dalla fotografia di classe ad opera di Daniele Ciprì) alternati a scelte quanto meno discutibili, per un film che conferma la matrice d’autore del suo ideatore in grado di sviluppare contrasti ed avvalorare le posizioni all’insegna dell’impegno e della discussione.

Controverso (come da copione), ma non sempre ispirato.

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