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Il cuore nel pozzo

Regia di Alberto Negrin vedi scheda film

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La recensione su Il cuore nel pozzo

di mm40
4 stelle

La seconda guerra mondiale sta finendo, i tedeschi capitolano e gli jugoslavi di Tito penetrano in terra italiana, per conquistarla. Le storie di un gruppo di bambini in fuga si intrecciano, mentre i soldati combattono e numerosissimi civili vengono gettati nelle foibe.

 

Nel 2005 Alberto Negrin lavorava per la Rai già da ben 35 anni; in questo venerando lasso di tempo era riuscito a licenziare 22 fiction, arrivando a Il cuore nel pozzo con un curriculum quantitativo non indifferente, e qualitativamente di tutto rispetto, per il piccolo schermo. Fra prodotti destinati a un pubblico più vasto, privi di chiare implicazioni morali, e altri dotati di maggiore impegno, ecco che Negrin arriva quindi a questo film in due puntate, cento minuti circa ciascuna, il cui argomento centrale è a dir poco spinoso: si parla infatti di un gruppo di bambini che tenta di sfuggire ai massacri delle foibe, perpetrati alla fine della seconda guerra mondiale dai soldati slavi nei confronti di civili italiani. Il dato di fondo ineccepibile e, al contempo, fondamentale per l'opera, è la palese presa di posizione contro tutte le guerre e tutti gli eccidi: non si tratta in alcun modo - nonostante qualcuno l'abbia voluto polemicamente vedere proprio così - di un lavoro di denuncia nei confronti dei soli soldati titini, o di una rivendicazione arrabbiata da parte di un cineasta italiano. Negrin scrive anche la sceneggiatura insieme all'esperto Massimo De Rita e a Salvatore Marcarelli; ha a disposizione un cast variegato composto da nomi più e nomi meno celebri, ma senza sbavature o interpreti fuori ruolo: Marcello Mazzarella, Beppe Fiorello, Antonia Liskova, Cesare Bocci, Dragan Bjelogrlic, Sonia Aquino sono gli attori principali, insieme a Leo Gullotta, che merita una menzione particolare per la straordinaria capacità di risultare incisivo (se non addirittura commovente) in un ruolo drammatico, lui nella sua carriera partito - e rimasto a lungo - comico. La patina televisiva dell'operazione è evidente, ma non in modo eccessivo; certo la durata poteva essere accorciata di parecchio senza causare danni alla trama, ma questi sono gli standard del piccolo schermo. 4/10.

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