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Palombella rossa

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Palombella rossa

di LorCio
8 stelle

Anno di disgrazia (per i comunisti crudi e puri) 1989. Cade il muro che divideva Berlino in due, simbolo della potenza dell’Unione Sovietica e del regime totalitario. E cascando il muro crollano anche i miti creati su quel paradiso di libertà e democrazia che s’immaginava fosse l’URSS. Quindi la sinistra occidentale si ritrova in una profonda crisi d’identità. Cosa vuol dire essere comunisti? Su questo, e non solo, s’interroga il grillo parlante Nanni Moretti che con la sua Palombella rossa mette in discussione tutta la storia della sua vita, sia privata che politica, e attraverso una decisiva partita di pallanuoto analizza quel che è stato, quel che è e quel che, forse, sarà. E rieccolo Michele Apicella, alter ego dell’autore-attore, questa volta deputato di spicco del PCI che, a causa di un incidente, perde la memoria. E cercando di riordinare i brandelli della sua vita, riflette sul disagio e la decadenza che affligge la sinistra italiana.

 

 

Lui s’identifica con quel soggetto ormai, come dice un personaggio, “inutile”, senza più ragione d’esistere. In questo panorama disfattista ci può essere all’orizzonte una nuova identità, un nuovo sole al quale rivolgere lo sguardo? Con questo piccolo gioiello di lucida anarchia, Nanni non risparmia niente e nessuno, da giornalisti stereotipizzati a politicanti senza personalità fino alla perdita di una memoria storica condivisa. È il suo film più personale e collettivo al contempo, Caro diario permettendo, quello nel quale riversa maggiormente le sue frustrazioni e i suoi dubbi, quello nel quale Michele Apicella è sempre più Nanni Moretti nella sua completezza.

 

 

Riesumando il suo primo cortometraggio dal titolo profetico, La sconfitta, infarcendo l’opera di stralci del Dottor Zivago, vera metafora del senso di smarrimento della sinistra e dello stesso protagonista e affidando l’analisi della sua nevrosi a Franco Battiato con la sua E ti vengo a cercare (memorabile il coro alla partita e il “girati!” verso Omar Sharif/Zivago urlato a Julie Christie/Lara), Nanni realizza la sua opera più radicale e nevrotica, non solo con le trovate oniriche degli sponsor dei gelati o il misterioso sole finale, ma anche con la partita di pallanuoto, simbolo di una sfida invincibile che si perde definitivamente per un errore chissà quanto involontario.

 

 

Strepitoso Silvio Orlando. Mariella Valentini nella storia per lo schiaffo dopo gli inglesismi (l'epico scazzo di Nanni del "ma come parla? le parole sono importanti!"). Tanti cammei: da Raoul Ruiz a Marco Messeri, da Remo Remotti a Fabio Traversa che ripete insistentemente la battuta più emblematica del film: “te lo ricordi?”. Palombella rossa è un film estremo, una preziosa perla che non solo manda in crisi Nanni, ma anche noi comuni mortali. Dolci e dense melodie di Franco Piersanti.

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