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L'intervallo

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'intervallo

di zombi
10 stelle

l'intervallo si apre e si chiude su una panoramica di napoli che non è immediatamente identificabile. salvatore si prepara col padre ad andare al lavoro. fanno gli ambulanti e vendono granite. tutto sembra come sempre ma poi salvatore viene riportato in quel cortilaccio perchè deve fare da guardia a veronica. la ragazza è lì perchè deve fare i conti con una legge particolare. veronica è una ragazza dura e tosta, non ha paura di nulla se non degli spiriti e dei fantasmi. salvatore invece dei fantasmi se ne frega, lui teme i ben più concreti fatti di sangue, quelli agghiaccianti della sua terra, quelli che ha sentito raccontare, e che automaticamente diventano un pò fole, un pò storie raccapriccianti di fantasmi che si tramandano le voci del popolo. sono rinchiusi in quell'enorme costruzione in disuso. veronica è subito ostile verso salvatore, lei che gli umani non li teme, gli chiede se è salvatore il grassone o salvatore lo scemo. ma salvatore se ne frega, è lì perchè ce l'hanno messo, ma lui non centra niente. più i due ragazzi sono costretti ad interagire, scontrosamente all'inizio, scontrandosi anche verbalmente e fisicamente, più sono obbligati ad incontrarsi e scrutarsi, conoscendosi anche non volendo. è un viaggio affascinante e intrigante che di costanzo fa diventare intrigante e affascinante come in un racconto di fantasmi. poichè più i ragazzi si addentrano nelle viscere buie e vuote di quell'immensa costruzione, più i loro sguardi si colorano di tonalità fiabesche. vivono in una città violenta e sono lì per un fatto mostruosamente più grande di loro. l'innocenza di salvatore e di veronica si amalgama perfettamente quando salvatore nell'inseguire veronica, si ritrova nel parco inselvatichito della costruzione che veniamo a sapere essere un collegio. qui improvvisamente diventano due adolescenti che potrebbero anche innamorarsi l'uno dell'altro, o più semplicemente diventare amici. quando raccolgono i fiori da posare di fronte alla foto della ragazzina del collegio suicidatasi per amore, e per questo trasformata dall'immaginazione popolare in un fantasma, sono immersi in uno spazio e in un'atmosfera totalmente fuori dalla cruda realtà che li ha segregati li dentro. un'alta muraglia li separa dalla napoli dei rioni e dei boss, anche se questa muraglia è totalmente e irrimediabilmente minata da buchi. sono ragazzi in divenire. la crescita e il futuro sono nei loro occhi di adolescenti che hanno diritto di sognare. sognare qualsiasi cosa, da un lavoro di cuoco, a qualcosa che invece ancora deve essere inventato. abbandonarsi alle fatiscenti fascinazioni di un luogo che invece il futuro non ce l'ha da un pezzo e trasformato invece in luogo di detenzione in attesa di giudizio sommario da parte di un giudice che ha un tremendo potere immediato è semplicemente e splendidamente tipico di quellìetà che di costanzo insieme agli altri scenggiatori ricrea altrettanto semplicemente e mirabilmente. potrebbe esserci tensione sessuale tra i due ma non c'è se non in una bellissima scena dove sotto un acquazzone previsto da un uccello che si arruffava le piume per oliarsele, salvatore si toglie la maglietta madida si sudore per mondarsi da quel vagare per i meandri luridi del collegio e si passa le mani sulle forme rinascimentali del petto per lavarsi. dopo di che occorre tornare alla realtà e prepararsi all'incontro con bernardino, il boss offeso dal comportamento di veronica. quando sento dire che il cinema italiano non esiste più mi sale il sangue al cervello... non avremo più la portata e la varietà di un tempo, ma i film importanti li sappiamo fare ancora... basta distribuirli e poi andarli anche a vedere. piccoli film senza stars in cartellone capaci di meravigliare. perchè questo di di costanzo non è un film sulla camorra; non solo. nasce e muore come film sulle persone che hanno passioni e sogni, si ammanta di un velo misterico caricando il film di una tensione sotterranea che appare in tutto il suo inaspettato orrore con l'aspetto da impiegato di posta di bernardino. forse, salvatore il grassone e/o lo scemo è quello che a questo punto ha più chances di sopravvivere in una città che da lontano non mostra null'altro se non il suo profilo architettonico. ovviamente splendidi i protagonisti. francesca riso ha lo stesso viso di tempi antichi che aveva la principessa imprigionata nel sottosuolo dal demone franco citti nè "il fiore delle mille e una notte". ha una corazza dura ma con molti punti deboli e facilmente espugnabile, salvatore invece nel corpo e nel viso di angelo gallo è diverso. è un "debole" in un ambiente violento. lui a differenza di veronica sa cosa vuole dalla vita e ha una passione nell'osservare gli uccelli, passatagli dal padre. potrà sembrare "o scemo e o chiattone" ma salvatore lo sa che i fantasmi non esistono, ma esistono quelli che per uno sgarbo ti tendono una trappola e ti sparano tre colpi alla nuca e poi ti fanno bruciare dentro una macchina. anche lui ha le splendide sembianze ancora aspre di qualcosa di ancorato ad un passato mitico e glorioso. se il volto di francesca riso comunica indifferentemente aggressività e sfida sembrando a volte il viso di una donna già fatta, il volto di angelo gallo col naso dritto e gli occhi azzurri di un azzurro raro, comunicano ancora una certa immaturità, di un ragazzo che sta facendo il suo percorso di crescita. dobbiamo assolutamente finire citando il gomorrista carmine paternoster, il citato da altri orco che non ti aspetti. 

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