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L'intervallo

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su L'intervallo

di GIMON 82
8 stelle

"L'intervallo",ovvero un lasso di tempo a cui Veronica e Salvatore si abbandonano in attesa di una "sentenza", un lasso di tempo sospeso nei sogni,paure e verita' di due adolescenti cresciuti troppo in fretta.Il documentarista Leonardo Di Costanzo esordisce sul grande schermo in questo film al sapore di "Gomorra",una piccola costola del capolavoro di Garrone che affascina nella forma realista e dialettale della quale è pregno.Tutto si svolge in un enorme spazio,una fabbrica abbandonata o un ex convitto nel quale la piccola Veronica è segregata per uno sgarro al capoclan,Salvatore è invece un goffo adolescente con il compito di "fare la guardia"."L'Intervallo" rappresenta un assoluta novita' del cinema nostrano,uno sguardo cinematografico che va oltre le punte sociali ed entra nell'eta' delicata dell'adolescenza.Di Costanzo innesta le sue capacita' documentariste,nei luoghi,spazi e sopratutto nella natura circostante.Un interessante semidocumentario che assume forme filmiche da "neo-neorealismo",tutto è sinonimo di una societa' degradata i cui adolescenti ne assorbono la cultura sballata o il modus-vivendi.Ma "L'intervallo" vissuto dai due ragazzini serve a scoperchiare una maschera sociale,mostrandoci due creature "pure" nella loro gioventu',Veronica è una teen-ager sbarazzina educata ai "dogmi" della TV e alle mode dell'oggi,Salvatore è piu' pacato,un ragazzino alle prime armi nei rapporti con le coetanee,un piccolo gelataio che come Veronica obbedisce alle logiche di un sistema sballato.Un opera delicata e non romanzata,uno specchio reale di un luogo del sud Italia abbandonato ai poteri oscuri della malavita,Di Costanzo evita di scendere troppo in stereotipi da "malavita" seppur nel finale cade troppo in questa retorica da "film gia' visto",il tutto si affida pero' a uno spazio temporale in cui le voci e i visi sono quelle dei due piccoli adolescenti,per una volta fuori da un mondo "estraneo" a loro e dentro un limbo sospeso tra i sogni e le verita'.Il regista esplora con candore veritiero i caratteri dei due adolescenti senza incalzare il ritmo,mantenendo pero' una distanza necessaria che permette ai due attori la piu' alta forma di naturalita'.Nonostante alcune limitazioni o pecche che cadono nello scontato,sopratutto nella figura dei "boss",ancora una volta sgherri di quartiere semoventi nell'ombra,il regista ha avuto il coraggio di girare con dialoghi in lingua napoletana,un suggello forte alla pellicola,un sapore "folkloristico" donante un tocco di simpatia e tenerezza nei confronti dei piccoli protagonisti."L'intervallo" ha una forma molto interessante,un cinema figlio di un "neorealismo" andato,ma ritornato in un casermone abbandonato e affidato alla naturalita' di una "coppia" giovane.Vincitore del premio FIPRESCI a Venezia 69 avrebbe meritato una vetrina piu' importante data la delicatezza e veridicita' del tema,ma purtroppo per logiche a noi "sconosciute" rimarra' un piccolo gioiello di "nicchia",un opera importante da valutare attentamente e da menzionare grazie alla bravura dei due giovani attori che non fingono ma recitano se stessi allo stato piu' "naturale".....

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