Regia di James Davies (Antonio Climati) vedi scheda film
Documentario su motociclismo e automobilismo; sulle piste vediamo corse mozzafiato, spettacolari incidenti e, a motori spenti, qualche famoso pilota (Marco Lucchinelli, Niki Lauda) si confessa alle telecamere.
Antonio Climati, che qui si firma James Davies, è stato il direttore della fotografia di Mondo cane (1962) e ha proseguito da allora una carriera per lo più sulla falsariga dei mondo movies; questo Turbo time è senz'altro un ripiego rispetto agli pseudo-documentari scandalistici e pregni di razzismo dei tempi passati, ma è comunque una variazione a suo modo interessante. Perchè andare a raccontare da vicino, con le testimonianze dirette dei protagonisti, il mondo delle corse motociclistiche e automobilistiche è in ogni caso qualcosa di voyeuristico, ispirato dall'ebbrezza della velocità e dalla spettacolarità delle manovre dei piloti, ma in primis dall'odore di morte che costantemente si respira in questi luoghi. La macchina da presa di Climati infatti va a cercare anche questo, appena può, soffermandosi nel finale sulla triste vicenda di Gilles Villeneuve, morto a 32 anni su un circuito belga. Le interviste ai piloti sono piuttosto superficiali, ma per tutti gli appassionati di questi sport sarà sempre un piacere rivedere Lauda, Scheckter, Lucchinelli e altri protagonisti per una volta anche davanti ai microfoni. A ben vedere, Climati prende una breve pausa dal cinismo e dal sensazionalismo: nello stesso 1983 uscirà infatti anche Dolce e selvaggio, co-diretto con Mario Morra (che in Turbo time viene accreditato in fase di scrittura). 2/10.
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