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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Django Unchained

di Dixyy
10 stelle

Django Unchained (2012): Clip 1 Italiano | Sono curioso del perché siete così curioso

 

 

Texas, due anni prima della guerra Civile, il Dr. King Schultz (interpretato da Christoph Waltz), cacciatore di taglie tedesco, promette la libertà allo schiavo nero Django (Jamie Foxx) a patto che lo aiuti a trovare i fratelli Brittle , ricercati. I due si alleano, uccidono i tre malfattori e si mettono sulle tracce di Broomhilda, moglie di Django e interpretata  dalla bella Kerry Washington, la quale è stata catturata e venduta al ricco negriero (Leonardo di Caprio), con l’intento di comprarla e liberarla.

 

Dopo Bastardi senza gloria, considerato un capolavoro dal forte e marcato senso di giustizia utopica, Tarantino replica con Django unchained, una pellicola-omaggio al Django di Sergio Corbucci con protagonista Franco Nero al quale il regista concede una comparsa sulla scena.

 

Jamie Foxx, Kerry Washington

Django Unchained (2012): Jamie Foxx, Kerry Washington

 

L’ultima fatica di Tarantino può a ragione essere considerato il più bel Western degli ultimi trent’anni, reso autorevole dalla piena padronanza del mezzo e da una serie di richiami e riferimenti che riportano in auge il mito del West con una truce quanto aulica rappresentazione. Riesumando la tecnica dello zoom repentino, molto utilizzata nel cinema orientale d’azione anni ’70, il regista ottimizza ogni proverbialità conferendo un sapore di eterno Amarcord comunicabile agli spettatori.

Unicità e spaesamento allo stesso tempo sono resi da una incredibile colonna sonora abilmente messa a punto alternando generi diversi, per superare qualunque presunto anacronismo e incompatibilità con l’azione e il contesto di proiezione del film.

La storia di Django si snoda in un Kolossal di indiscutibile bellezza estetica coniugando il carattere grottesco alla drammaticità di un periodo storico e ad una serie di atteggiamenti conformati all’onta di un odio razziale. Il protagonista, infatti, salvato da un cacciatore di taglie identificabile con una ironica Provvidenza, incarna la sete di rivalsa del popolo nero ridotto in schiavitù. Uno dei fattori che  determina la forza trainante della pellicola risiede senza ombra di dubbio nello strabordante carisma dei suoi interpreti, a cominciare da Cristoph Waltz per poi passare a Jamie Foxx e Leonardo di Caprio (particolarmente brillante durante il dibattimento di Candie sulla fisionomia del cranio africano).

Violenza e truculenza viaggiano a briglie sciolte poiché previste dall’iperrealismo barocco Tarantiniano, fino a giungere all’apoteosi nella scena finale in cui il massacro purificatore pone il sigillo su uno spettacolo carico di una maestosità connotativa più che di intrattenimento.

 Ed è proprio per il suo carattere semantico che questo film è finito nella mia Top Ten. A cominciare da una domanda che Candie/Leonardo di Caprio pone ad i suoi ospiti in uno dei momenti cruciali del film:” Perché gli schiavi non ci ammazzano tutti?”; in effetti tra poco Django li ammazzerà tutti.

La risposta rimane la stessa anche nella Storia: Lincoln vinse la guerra civile aprendo l’esercito ai neri, che in massa si arruolarono dal Nord e in massa disertarono l’esercito sudista e gli Stati di confine per unirsi all’Unione ed ucciderli tutti. La risposta dei neri presenti sulla scena è invece nella non-reazione, nel silenzio finchè Django non si sia assicurato di poter salvare la moglie per poi rivendicare se stesso e quelli con il suo stesso colore di pelle.

Un altro punto a favore di Quentin è stato saper sfruttare in modo astuto la differenza tra razzismo e schiavismo: se si trattasse solo di mostrare che la schiavitù è stata una delle pesanti macchie sulle coscienze del popolo bianco a un pubblico che intuisce che la schiavitù sia stata tale e vuole rallegrarsi di saperla giusta vedendo tutte quelle bruttezze e cattiverie, non ci sarebbe molto da dire. Il razzismo è altro, e già allora era lungi dal riguardare solamente alcuni bianchi cattivi perseguitanti alcuni neri buoni. Il maggiordomo Stephen/Samuel L.Jackson è forse il più ‘razzista’ della storia: per quanto Candie lo immagini inferiore e sottomesso, è lui ad intuire il gioco dei due compari, è lui che decifra la scena al padrone, è lui che suggerisce che il “campo” sia la punizione peggiore. Perché lo fa? Ognuno si salva come può e il razzismo è una forza che va ben oltre l’idea di “razza”.

Insomma, Django Unchained è un esorcismo che, senza la pretesa di archiviarle, affronta le aberrazioni della Storia con un linguaggio che è inedito sì, in relazione al genere e al tema trattato, ma che è anche riconoscibile marchio di fabbrica di uno dei pochi registi ancora in grado di fare Cinema con la “c” maiuscola, raccontando Storie con la “s” maiuscola.

 

 

 

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