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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Django Unchained

di zombi
6 stelle

non so mi ha lasciato un pò così... mi sono visto con la faccia che ha fatto king schulz quando ha distolto lo sguardo dallo scempio che i cani di calvin candie stavano infierendo al corpo indifeso del negro dartagnan. ogni film di quentin è atteso e giustamente direi, anche se django mi ha dato la fondata e un pò tremebonda sensazione del "film alla quentin tarantino". in totale mi ha un pò annoiato in tutti i suoi obbligati e lunghi passaggi per arrivare alla sudata e desiderata vendetta finale. non so se dipenda dal fatto che io e il genere western proprio non ci piacciamo. i cavalli, gli uomini a cavallo, le praterie, la polvere, le diligenze, i falò e i fagioli consumati nei piatti di latta, gli sceriffi i marshalls e quant'altro. django alla stolta e spavalda constatazione che king schulz sia un pò troppo sensibile per essere un negriero alla ricerca di un mandingo da battaglia, dall'alto della sua sella, risponde allo scellerato biancastro calvin candie che lui da europeo, non è avvezzo a queste crudeltà come lo sono gli americani. ovviamente django da schiavo non può sapere di cosa si sono macchiati gli eropei nel corso dei secoli e forse nemmeno sa che gli americani altro non sono che europei importati. questa volta poi la violenza è a tratti insostenibile, quando di solito invece è una violenza cartoonesca, quasi da looney tunes. gli attori si lasciano trascinare da quentin in questa estenuante storia di orrori, fatta di orridi demoni bianchi che godono nel sottomettere questa sorta di sub-popolazione incarnata per essere manipolata a piacimento in spettacolini casalinghi grand-guignoleschi dove il piacere della lotta come sport viene snaturata dal piacere di vedere il vincitore vincere e infierire sul perdente-cadavere. un gioco in cui a decidere è il padrone della piantagione neanche fosse un video-gioco moderno. di caprio nella macchina filmica di quentin si adatta e gigioneggia egregiamente soprattutto quando estrae il teschio del negro che gli ha fatto da baglia, disquisendo di frenologia ed esplicando come mai il negro è fatto per essere sottomesso e per lasciarsi sottomettere. si chiede come mai essendo ben più numerosi non si rivoltano e non li uccidono tutti, con una sorta di laido e divertito masochismo. punirne uno per educarne cento. che ci sia una sorta di arrendevolezza dovuta all'incredulità dell'orrore che sta accadendo? è un pò ciò che accade al dentista tedesco che per amor del denaro si trasforma in cacciatore di taglie. uccide persone che si sono macchiate di crimini e che magari si sono riciclati come sceriffo per ripulirsi, ma è solo frequentando il giovane calvin candie che si rende conto di come può essere nero il cuore umano. a candieland la vita è più somigliante ad un'eterna agonia col vecchio negro stephen diventato consigliere dei bianchi, i denti marci di calvin e l'espressione catatonica della sorella lara avvezza a qualsiasi orrore col suo sorriso che somiglia più ad una smorfia causata da una cicatrice. solo un botto alla tex avery potrà salvarci. 

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