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Tabù

Regia di Miguel Gomes vedi scheda film

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La recensione su Tabù

di alan smithee
10 stelle

TFF 2012 - ONDE - OMAGGIO A MIGUEL GOMES
L'occasione della rassegna "Onde" per conoscere la cinematografia di Miguel Gomes fa sì che, con la visione di questo film, io mi imbatta nel secondo capolavoro assoluto del festival, assieme a quel Blancanieves di alcuni giorni prima, con cui condivide un accattivante bianco e nero e, almeno in parte e con diverse situazioni narrative (didascalie per uno, io narrante per l'altro), la tecnica del film muto.
Il film e' strutturato dal regista in due parti molto diverse: una prima parte piu' tradizionale, che parte dalla consapevolezza della vecchiaia e dalla tristezza di ricordi bizzarri che vengono scambiati per demenza senile da parte di chi circonda l'anziana Aurora. Quest'ultima infatti e' assistita nella parte conclusiva della sua borghese esistenza, da una domestica capoverdiana e si avvale pure del cordiale interessamento della vicina Pilar, preoccupata della solitudine in cui versa l'anziana, con una figlia lontana che non viene mai a trovarla.
La morte dell'anziana sopraggiunge poco dopo un ricovero, prima che la vicina caritatevole possa rintracciare l'unico collegamento della vecchia con la sua precedente esperienza giovanile africana. E' a quel punto che prende avvio la seconda parte, quella della memoria: un racconto brioso che si differenzia dal grigiore della memoria dei ricordi del passato che domina la prima parte: una vicenda che ci viene raccontata dalla voce narrante dell'ormai anziano avventuriero genovese Gian Luca Ventura, amante bello ed affascinante di Aurora ai tempi della loro permanenza in territorio coloniale africano. Amori clandestini, perche' Aurora è gia sposata con un facoltoso uomo d'affari che ama e dal quale aspetta un bambino. Cosi', in una esplosione narrativa che sorprende e spiazza dopo il rigore quasi dreyeriano di una prima parte trattenuta e gelida, la parte dei ricordi e' il vero e proprio "tabu" che omaggia Murnau, a partire dal nome della dinamica ed ostinata protagonista Aurora. All'interno di questo vortice narrativo il ricordo solo lievemente appannato dall'età, dei suoi coccodrilli, la sua passione per la caccia, le sue feste allietate dalla presenza coinvolgente dell'altro bizzarro italiano, musicista e cartografo fantasioso che costituisce uno dei personaggi piu' azzeccati ed esilaranti del film.
Si potrebbe raccontare ancora per ore una trama fitta e densa di episodi e tragedie. Gomes riesce a spiazzarci cambiando registro e stile ma conservando l'assoluto controllo su una storia che poi al termine dell'opera quadra alla perfezione. Su tutto spicca e spiazza il valore e l'importanza del ricordo, che rimane la sola difesa e il solo modo per vincere una solitudine che prima o poi finisce per coinvolgere tutti i piu' irriducibili superstiti di questa nostra vita terrena.

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