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Mud

Regia di Jeff Nichols vedi scheda film

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La recensione su Mud

di maurizio73
5 stelle

In un villaggio fluviale dell'Arkansan, tra le scorribande lungo fiume e i sogni romantici di un'adolescenza in erba, il quattordicenne Ellis passa le sue giornate tra i lavoretti per un padre in crisi esistenziale e coniugale e la compagnia del suo amico Neckbone, orfano cresciuto da uno zio scapestrato e donnaiolo. Durante la sortita in un'isoletta vicina si imbattono in un personaggio sconosciuto e misteriso che vive come un reietto e che racconta loro una strana storia di vendetta e di passione, convolgendoli nel suo disperato progetto di fuga con una ragazza bellissima quanto pericolosa.
Già autore di un'opera d'esordio sulle tresche familiari di una provincia americana profonda e contraddittoria (Shotgun Stories -2007) e delle ossessioni metereopatiche di un padre di famiglia precipitato nell'incubo di una intangibile vulnerabilità (Take Shelter - 2011), il talentuso e giovane Jeff Nichols si sposta sul versante più sicuro e collaudato del racconto di formazione in cui l'approdo insulare all'età adulta si rispecchia nelle torbide acque di un noir per la verità un pò ingenuo e prevedibile, ridotto com'è a semplice pretesto narrativo per il facile accumulo dei più classici topoi letterari: dal conflitto generazionale alla scoperta del sentimento amoroso, dall'eroismo avventuroso al desiderio di libertà e di fuga, sempre all'interno di una dialettica delle parti dove la narrazione del protagonista adulto diventa essa stessa l'esplicito richiamo ad abbandonare le certezze dell'infanzia e proiettarsi lungo il periglioso cammino di una incipiente maturità. Meno riuscito ed originale di un piccolo gioiello del cinema di formazione come 'Stand by me - Racconto di un'estate' che Rob Rainer adattò da un nostalgico racconto breve di Stephen King e non ostante la dichiarata ispirazione alle cronache picaresche di monelli in fuga che Marc Twain ambientò lungo le rive del Mississipi (da 'Le avventure di Tom Sawyer' ad 'Huckleberry Finn'), il film di Nichols sembra animato da un intento didascalico che ne riduce tanto il potenziale evocativo dei modelli di riferimento (la poetica struggente di un ingenuo ideale amoroso su tutte) quanto le suggestioni di una narrazione che sembra arenarsi dietro le incertezze di un montaggio che ne appiattisce i tempi e mortifica il ritmo, passando dalla scoperta di una casa (pardon una barca) sull'albero alla precipitosa fuga di un finale tanto (fintamente) cruento quanto (fatalmente) consolatorio. Se il limite principale della pellicola sta prorpio nella prevedibile banalità della scrittura filmica, laddove tutti i personaggi finiscono per assecondare ruoli e situazioni che mancano il bersaglio di una vocazione al realismo sociale iscritto nel contesto dell'ambientazione (la favoletta adolescenziale appare abbastanza esile e scontata), appare più credibile sul versante delle caratterizzazioni, dimostrandosi ancora una volta che il cinema americano è comunque un cinema di attori e dove, pur nella qualità di scenari e fotografia, a restare impressi sono i volti dei suoi protagonisti, dal sorriso sornione di un dinoccolato McConaughey alla tenera ingenuità del giovane Sheridan, dal carisma laconico dell'inossidabile Shepard alle grazie sinuose della bella Witherspoon. Presentato alla 65ª edizione del Festival di Cannes del 2012 e distribuito in Italia a due anni di distanza, solo dal 28 agosto 2014. A ben guardare però, non abbiamo rischiato di perderci molto.

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