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The Paperboy

Regia di Lee Daniels vedi scheda film

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Gabriele_Las

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La recensione su The Paperboy

di Gabriele_Las
7 stelle

Un cupo reality del Sud, ampiamente sottovalutato. Con grandi performance di un cast capitanato da Nicole Kidman in una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni.

Presentato al Festival di Cannes 2012, accolto tra fischi e boati, The Paperboy è l'imprevedibile adattamento del romanzo noir di Pete Dexter edito in Italia con il titolo "Un affare di famiglia", sicuramente un film chiave della carriera di Lee Daniels, che dopo l'acclamato Precious (2009), imbastisce un film nettamente più audace.

Una pellicola probabilmente sottovalutata al suo approdo nelle sale, mai arrivata in Italia se non straight to DVD, che agli albori della sua pre-produzione sarebbe dovuta essere il tanto inseguito e mai giunto debutto in lingua inglese del regista spagnolo Pedro Almodóvar, che in seguito si tirò fuori dall'incarico per poi collaborare alla sola sceneggiatura al fianco di Lee Daniels, che in un secondo momento riscrisse nuovamente insieme allo stesso autore del romanzo Pete Dexter. E se all'inizio del progetto il cast doveva essere costituito da Tobey Maguire, Bradley Cooper Sofia Vergara, i loro nomi sono stati sostituiti con quelli di Matthew McConaughey, John Cusack e Nicole Kidman. Un notevole cambio di rotta senza cui The Paperboy non sarebbe stato lo stesso che abbiamo visto oggi.

Lee Daniels realizza il suo personalissimo southern movie, dal delizioso gusto volutamente kitsch.The Paperboy non è altro che un reality show ambientato alla fine degli anni '60, e lo è letteralmente se si pensa che nella maggior parte delle scene il cast non aveva idea di dove fossero nascoste le camere da presa. E' palpabile l'incertezza e l'abbandono da parte degli attori in balia delle mani del regista. Non è azzardato infatti paragonare il film a una casa delle bambole, una lurida villetta su una palude a New Orleans, con piccoli coccodrilli appesi alla veranda e il cadavere di un poliziotto sulla porta d'ingresso. Per Daniels gli attori non sono altro che le sue bambole, sottoposte alle più improbabili delle azioni, protagonisti di un gioco trash e spudorato. A partire da Zac Efron, bambolotto Ken trasformato in un oggetto sessuale, così come la "barbie sessualmente disinibita" (citando l'azzeccatissima gracidante voce narrante della cantante Macy Gray) impersonata da una magnetica Nicole Kidman. 

Attorniata dai talentuosi John Cusack, Matthew McConaughey e David Oyelowoè la Kidman a offrire sorprendentemente la performance più brillante della pellicola, riconosciuta nel 2012 in diversi circoli della critica oltre che ai Golden Globe e agli Screen Actors Guild, finendo snobbata dagli Oscar. Un personaggio che l'attrice australiana ha curato nei minimi dettagli realizzando lei stessa la maggior parte dei costumi, scegliendo le capigliature e il trucco, tutto ciò dettato sia dalla mancanza di fondi per la pellicola che dall'esigenza di creare il suo personaggio lei stessa. Ne risulta una performance senza freni, spesso recitata con il corpo, basti pensare alla vibrante scena del sesso telepatico in seguito al primo incontro tra Charlotte e Hillary, quasi all'inizio della pellicola, da far impallidire la Catherine Tramell impersonata da Sharon Stone nel cult Basic Instinct (1992).
Quello di Charlotte Bless è un personaggio, al di fuori dell'inusuale trasformazione fisica, perfettamente interiorizzato dall'attrice: ne risulta una Kidman gretta e volgare, nei panni di una donna priva di ambizioni e ossessionata dal sesso, perfetto esempio di prodotto della degradata società sudista degli Stati Uniti agli albori degli anni '70. In tutta la sua fragilità e con estremo coraggio la Kidman offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera. 
 
The Paperboy è un film che ha sofferto un'aura di impopolarità, a causa di numerose scene considerate semplicemente mezzi mirati allo scandalo, ma che in realtà non sono state inquadrate nell'ottica del regista, rendendo quindi incomprensibile la sua visione d'insieme. Si tratta di un racconto su un America razzista, omofobica e violenta, quella stessa violenza che rappresenta per la fetta di popolazione più povera di quegli anni, l'unica via di sopravvivenza. Ancora di salvezza in una società infernale manovrata dal sesso e dal denaro. I personaggi, impersonati da un cast unico, sono infatti sia vittime che carnefici. Una pellicola dalla forte atmosfera, pastiche che respira l'aria del Cinema degli anni '60, e che nasconde una profonda e spietata morale sulla natura e l'integrità umana. Da recuperare o a cui dare una seconda chance.
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